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VILLACIDRO: UN PO' DI STORIA

A cura di Ignazio Fanni
potecariu

L'AEROPORTO DI TRUNCONI - S'ACQUA COTTA I
1943

I Bombardamenti del 17 febbraio




Bollettino di guerra del Centro Raccolta Notizie dello Stato Maggiore Regio Esercito del 18 febbraio 1943 n. 5138

"Al Comando Supremo.
Nel pomeriggio del 17 corrente, tra le ore 14,05 e le 15,47, due formazioni di aerei nemiche di sei e nove apparecchi, hanno fatto incursioni su Cagliari e sulle località di Quartu Sant'Elena, Gonnosfanadiga, Villacidro, Portoscuso e Carbonia.
Gli aerei hanno sganciato bombe di piccolo calibro, spezzoni incendiari ed hanno effettuato azione di mitragliamento contro gli abitanti e contro la popolazione sorpresa a Cagliari nel momento in cui accorreva ai rifugi pubblici.
Danni ai fabbricati, nessun danno su obiettivi militari.
Si lamentano complessivamente 100 morti e 235 feriti.
Abbattuti due aerei incursori, catturati dodici aviatori americani, lanciatisi con paracadute.
Riserva di ulteriori informazioni.

F.to Capo S.M. del R. Esercito
Rosi"

Nota:
in un secondo momento il numero dei morti veniva aggiornato a 183 e il numero di feriti a 307."

Il piano messo a punto dal Comando del "Twelfth Air Force" americano, per il 17 febbraio del 1943, prevedeva, per la Sardegna, un'operazione di bombardamento abbastanza complessa sia per il numero di Bomb Group interessati, sia per il numero di aerei da inviare sia per il numero di obiettivi da colpire:
due Group di B 17 (le famose Fortezze Volanti),
un Group di B 26 Marauders e
uno di B 25 Mitchell, scortati dai soliti caccia pesanti P 38, per un totale di 135 aerei.
In realtà sui cieli di Sardegna, riuscì ad arrivare solamente un numero sensibilmente inferiore di velivoli.
Gli obiettivi principali erano l'Aeroporto di Elmas e l'Aeroporto di Trunconi.
In caso di maltempo l'obiettivo di ripiego era l'Aeroporto di Decimomannu e, probabilmente, altri punti di interesse militare.

 

Le "Fortezze Volanti" bombardano l'aeroporto di Elmas e la città di Cagliari

Fortezze volanti - B 17 - in bombardamentoSu Elmas si diressero le Fortezze Volanti B 17: 24 del 97° gruppo decollarono alle 12,20 da Biskra,
25 del 301° Gruppo decollarono alle 12,24 da Ain M'lila.
La scorta era assicurata da 26 caccia P 38.
Dopo aver sorvolato il Mediterraneo i pesanti quadrimotori arrivarono in prossimità dell'obiettivo e disposero per il bombardamento.
Sul Sud Sardegna le condizioni meteorologiche non erano le più favorevoli per un bombardamento aereo da circa 7.000 metri di quota.
Nuvole a volte fitte a volte più rade si alternavano con qualche schiarita che permetteva l'osservazione del territorio sottostante.

Alle 14,06 ventiquattro Fortezze Volanti del 301° Gruppo riuscivano a sganciare il loro carico di bombe a frammentazione senza poter verificare, a causa delle nuvole, l'esito del bombardamento.

I venti B 17 del 97° Bomb Group arrivarono sull'obiettivo quattro minuti dopo ma, sempre a causa delle nubi, solo sette sganciarono le loro bombe.
Non sappiamo se gli spezzoni che caddero su Cagliari erano quelli che sarebbero dovuti cadere su Elmas o se furono sganciati sulla città alla ricerca di obiettivi secondari.
Infatti anche se gravi furono i danni alle abitazioni e molti i morti (96 a Cagliari, 8 a Quartu) e i feriti , è pur vero che la Base Navale e il Molo di Levante furono colpiti in pieno, e le Caserme di Castello rimasero danneggiate.

*****

Dal Diario storico XIII Brigata Costiera - 203 Divisione Costiera 17 febbraio 1943
Incursione nel settore di Cagliari


Alle ore 13,55 incursione aera nemica su Cagliari, Capoterra, Quartu Sant'Elena.
Lancio di spezzoni dirompenti.
Mitragliamento di Capoterra.
Nessun danno nella zona di Capoterra.
Nella zona d Cagliari il 422° Battaglione Costiero denuncia un ferito.
Nella zona di Quartu Sant'Elena (zona Sud-Est) e sulle opere di contenimento dell'arco compreso fra S. Anastasia e Cuccuru Riu Mendula gli aerei nemici mitragliano e lanciano spezzoni.
Vengono colpiti ed uccisi due militari della 2^ compagnia del dipendente 409° Battaglione Costiero. Il Comando del 126° Reggimento ha organizzato l'opera di soccorso dei feriti e del loro avviamento all'ospedale. A cura dello stesso Comando, i morti sono stati sgombrati.
L'allarme è cessato alle ore 16. Esemplare il contegno della truppa del 126° Reggimento, prodigatasi attivamente nell'opera di soccorso per i feriti ed i morti della popolazione civile di Quartu Sant'Elena."

"INSEDIAMENTO E DIFESA NEL TERRITORIO DELLA SARDEGNA MERIDIONALE" a cura di A.Monteverde e E.Belli, ASKOS edizioni , Cagliari, giugno 2002.

Missione Aerodromo di Villacidro

1943 Base di Berteaux - Sala comandoCome detto, l'altro obiettivo era l'aeroporto di Villacidro (Trunconi).
Dove sarebbero dovute arrivare due formazioni di bombardieri medi.
Si trattava di
dodici B 25 Mitchell
, appartenenti al 310° Bomb Group, decollati alle 13,10 dalla base di Berteaux in Algeria e di
diciassette B 26 Marauders
, appartenenti al 17° Bomb Group, partiti sempre alle 13,10 da Telergma (Algeria).
Le due formazioni erano scortate da caccia P 38 dell'82° Fight Group di base a Telepthe.
Il tempo sulla Sardegna era molto nuvoloso a Sud, coperto con qualche schiarita su Villacidro, coperto ma con ampie schiarite su Gonnosfanadiga.

Una spiegazione a quest'interesse degli alti comandi americani per il campo di Villacidro, proprio in quel giorno, potrebbe venire dalla lettura dei rapporti dell'ULTRA (dei servizi segreti inglesi. Sì, proprio loro, sapevano già cosa stesse succedendo in quest'angolo remoto della Sardegna), riguardanti il 16 e il 17 febbraio 1943:

VILLACIDRO

16.2.43 Tende per 600 uomini arrivate oggi a VILLACIDRO
17.2.43 Per attaccare il grande convoglio, da 10 a 15 aerei del 30° KG saranno trasferiti a VILLACIDRO il 17/2.
16.2.43 Il 16 sera approvvigionamento di torpedini a VILLACIDRO 56-F540 di cui 2 fuori servizio. 2 - F5W entrambi in servizio.
17.2.43 In risposta alle possibilità di acquartieramento a Villacidro: Dopo l'arrivo dell'Airfield Servicing Coy.116 e del Gruppo operativo del 30° KG, sono stati alloggiati 725 uomini. Ora c' è lo spazio per le tende. In quest'ultimo, dedotto lo spazio per gli uffici, potranno essere alloggiati da 400 a 500 uomini.

Allied Intelligence (ULTRA)

# Per quanto riguarda i B 26 sappiamo dal loro rapporto di missione che due furono costretti a rientrare subito dopo il decollo per problemi tecnici.
Capo formazione era il Cap. Joseph R. Klein, Secondo Pilota era il Generale Doolittle, Comandante in Capo del 12° Air Force, eroe della guerra nel Pacifico, autore del famoso "Raid su Tokio".
Durante il volo di avvicinamento furono osservate alcune imbarcazioni di interesse militare dalle parti di Capo Spartivento e di Carloforte.
A Elmas erano presenti un centinaio di idrovolanti.
Nel Campo di Villacidro furono contati circa sessanta apparecchi da trasporto, tuttavia a causa delle nuvole non era possibile bombardare con precisione.Telergma - 17 febbraio 1943 - Il gen. J. Doolittle, durante il briefing degli equipaggi dei B 26 prima della partenza per Villacidro
Probabilmente alcune bombe furono sganciate, ma la formazione preferì portarsi sull'obiettivo di riserva (target of opportunity) ossia sul campo di Decimomannu, dove un numero imprecisato fu distrutto al suolo.
Due Velivoli della formazione precipitarono tra Samassi (San Matassi, secondo il rapporto) e Nuraminis, dopo essersi urtati probabilmente perché colpiti dalla contraerea.
I loro compagni di missione videro aprirsi solo 5 paracadute ma, in realtà, tutti e due gli equipaggi (in tutto 12 uomini) si salvarono e furono fatti prigionieri.
Dai loro piani di volo le autorità italiane poterono appurare che l'obiettivo era proprio il campo di Villacidro.

# Anche riguardo la seconda formazione disponiamo di un'ampia documentazione da fonti statunitensi.
L'obiettivo designato era sempre l'Aeroporto di Trunconi.
Dopo aver sorvolato il Mediterraneo a bassa quota, si accostarono alla Sardegna da Sud-Ovest e quindi si diressero verso l'obiettivo che non riuscivano a trovare a causa delle nuvole.

 

I B 25 sganciarono su Gonnosfanadiga il loro carico di morte

GonnosfanadigaAll'improvviso un'ampia pianura verdeggiante, un lungo rettilineo con delle costruzioni ai lati.
Da 3.500 metri d'altezza la formazione si dispose per il lancio: nove dei dodici aerei sganciarono il loro devastante carico di bombe a frammentazione e a Gonnos fu la tragedia che tutti conosciamo.
Convinti di aver colpito il Campo di Villacidro i piloti americani si diressero verso l'obiettivo secondario (il campo di Decimo) dove gli ultimi tre Mitchell riuscirono a distruggere alcuni aerei parcheggiati sulla pista di quell'aeroporto.
Chissà se in buona fede, scrissero sul loro rapporto:

"Osservate esplosioni nelle zona delle caserme a Sud Ovest dell'aerodromo"
si riferivano a Trunconi, ma le bombe erano cadute a Gonnos
e
"i bombardieri medi divisero le loro bombe a frammentazione tra i baraccamenti delle caserme di Villacidro [parlano ancora di Trunconi mentre si trattava delle case di Gonnos] e gli aerei parcheggiati a Decimomannu."

 

Il bombardamento di Gonnos: errore o premeditazione?

Gonnosfanadiga nel 1943 contava circa 5.000 abitanti.
A causa del bombardamento dell'aviazione americana del 17 febbraio 1943, ci furono numerosi feriti e perirono un centinaio di persone.


Le vittime del bombardamento del 17 febbraio

***approfondimento***

In proporzione al numero di abitanti, in nessun altro luogo dell'isola un solo bombardamento riuscì a fare un così elevato numero di vittime, tanto che, alcuni giorni dopo, il Principe di Savoia visitò il paese per testimoniare il proprio cordoglio e quello del Sovrano.
E tanta fu la rabbia e lo stupore che ancora oggi molti si chiedono il perché di tanta furia gratuita contro un obiettivo civile e comunque di così scarsa importanza militare.

A dire il vero una voce, che presto si trasformò in leggenda metropolitana, attribuì la responsabilità a un tale del paese che, costretto a emigrare negli Stati Uniti, volendosi vendicare dei suoi concittadini, si sarebbe arruolato nell'aviazione americana e avrebbe organizzato questo raid terroristico sul suo paese dove, tra gli altri, viveva anche sua madre.
Vista l'assurdità, spero che sempre meno persone diano ancora credito a questa spiegazione.
Infatti se si può ipotizzare che la malvagità umana possa arrivare a tanto, appare molto difficile che un emigrato italiano potesse influenzare i comandi americani a tal punto da far rischiare uomini e mezzi per una vendetta personale.

Lo spezzonamento di Gonnos fu dunque un tragico errore o fu, invece, un atto di premeditato sadismo di alcuni uomini che invece di cercare di infliggere, come era stato loro comandato, un duro colpo alle armate nemiche preferirono "sprecare" le loro munizioni per dilaniare dei poveri civili inermi?
I piani di volo e i rapporti degli equipaggi responsabili di quella tragedia sembrano convalidare la prima ipotesi che potrebbe avere una spiegazione nel fatto che i piloti americani dopo un certo numero di missioni venivano rimandati in patria e sostituiti con dei principianti che magari, dopo aver vagato tra le nuvole alla ricerca dell'obiettivo scaricarono il loro devastante carico di bombe sulla prima cosa che da 3.500 metri poteva assomigliare a un campo di aviazione.
Questa ipotesi potrebbe essere confermata anche dal fatto che era la prima volta che il 310° Bomb Group veniva mandato in Sardegna, e che del nostro territorio avevano solo le sommarie informazioni che potevano ricavare dalle carte.

 

Sono riuscito a contattare via internet un aviere americano che faceva parte di quel Gruppo e che appena tornato in patria, alla fine della guerra, si diede da fare per riorganizzare le notizie relative al suo Group:

Da: Frank B. Dean
A: ignazio fanni
Data invio: Venerdì, 23 novembre 2001
Oggetto: 310th Bomb Group over Sardinia

Ignazio,
il mio nome è Frank B. Dean e io ero meccanico di aeroplani, assegnato al 310° Bombardment Group dal luglio 1942 (quando il 310° fu costituito) fino alla fine della guerra in Italia nel maggio del 1945.
Ritornai negli USA nell'agosto del 1945.
Adesso veniamo alle tue domande circa i bombardamenti sull'isola di Sardegna da parte del nostro Gruppo.
Le schede del mio archivio [privato] riportano i seguenti dati:

n° missione del Gruppo
Obiettivo
Regione
n° aerei
Perdite
# 45
Aerodromo di Villacedro
Sardegna
12 B-25
-
# 71
Porto di Porto - Fertilia
Sardegna
12 B-25
-
# 73
Stesso obiettivo
12 B-25
-
# 89
Cagliari - Città
Sardegna
36 B-25
-
# 90
Porto di Olbia
Sardegna
36 B-25
-
# 92
Campo di atterraggio di Milis
Sardegna
24 B-25
-
# 93
Aerod. di Alghero-Fertilia
Sardegna
24 B-25
-
# 94
Aerodromo di Villacedro
Sardegna
24 B-25
2
# 95
Campo di atterraggio Olbia-Veneflorita
Sardegna
36 B-25
-
#100
Porto di Olbia
Sardegna
18 B-25
-
#112
Porto di Porto Aranci
Sardegna
36 B-25
1
#114
Porto di Porto Aranci
Sardegna
36 B-25
-
#115
Aerodromo di Olbia-Veneflorita
Sardegna
36 B-25
-
#117
Campo di atterraggio di Millis
Sardegna
36 B-25
-

Questi 14 obiettivi sono tutti gli obiettivi che io ho registrato per la Sardegna.

Noi chiamavamo
AERODROMO: un campo con pista pavimentata e hangar permanenti
TERRENO DI ATTERRAGGIO: un campo non curato con equipaggiamento di supporto per la manutenzione degli aerei
CAMPO DI ATTERRAGGIO: un terreno piatto dove gli aerei potevano decollare e atterrare.

Durante quel periodo noi perdemmo tre B-25:
Lt. Baechum (379° Sqd.) e Lt. McCormack (380° Sqd.) sopra Villacidro il 21 maggio, e Lt. Peterson e il suo equipaggio sul porto di Porto Aranci il 18 giugno.

Sempre dai miei appunti riguardo la missione del 17 febbraio:
"Dodici Aerei fecero il loro primo bombardamento fuori dalla Tunisia.
Accompagnati da una scorta di 15 caccia P-38 andarono a sganciare le loro bombe a frammentazione sul campo di aviazione di Villacedro, Sardegna.
Il nostro squadrone (il 380°) fornì quattro dei dodici bombardieri.
Sull'obiettivo primario il tempo non era bello.
I B-25 del 380° Sqd. bombardarono alla cieca attraverso la coltre di nubi.
Gli altri bombardarono un aerodromo che si ritiene dovesse essere quello di Decimomannu.
Si ritenne di aver distrutto qualcuno degli aerei parcheggiati in quest'ultimo aeroporto.
Niente contraerea, niente caccia.
Tutti i B-25 tornarono alla base.
Tempo dell'operazione dalle 13,10 alle 16,15.
Bombe imbarcate: grappoli da 100 libbre di bombe a frammentazione da 20 libbre.
I quattro B-25 del 380° Sqr. sganciarono 288 bombe sopra il campo di Villacedro.
Sull'altro campo furono sganciate 576 dagli altri otto aerei.
Tutte le 864 bombe imbarcate alla partenza furono sganciate sui due obiettivi."

Quale è il tuo interesse per questa missione in particolare?

Saluti
Frank

 

Evidentemente fa un po' di confusione perché solo tre aerei sganciarono proprio sul paese, quattro sulla periferia o addirittura in campagna e solo gli ultimi tre sul campo di Decimo qualche minuto dopo, quindi sul paese furono sganciate 216 bombe, in periferia ne furono sganciate 288 e su Decimo 216, n.d.r.

 

 

Da: Frank B. Dean
A: ignazio fanni
Data invio: Giovedì, 29 novembre 2001
Oggetto: Villacedro Bombing by 310th

Caro Ignazio,
Quale è il tuo nome in inglese?
Ho ricevuto la tua e-mail dove mi spieghi il perché del tuo interesse sulla prima missione del 310° sull'aeroporto di Villacidro o di Trunconi, come mi hai corretto.
In risposta voglio dirti per quali e per non quali ragioni il campo di Villacidro (Trunconi) fu o non fu bombardato il 17 febbraio del 1943.
Con gli inglesi (e i soldati dell'Impero Britannico) combattevamo contro le forze dell'Asse (tedeschi e italiani) in Libia a Est e in Tunisia a Ovest.
Le nostre forze aeree erano prese tra due fuochi.
La Sardegna era abbastanza vicina per gli aerei dell'Asse che dovevano raggiungere il fronte tunisino e abbastanza lontana per gli aerei alleati che dovevano bombardarla.
L'unica ragione per bombardare i campi di aviazione in Sardegna era di distruggere l'aviazione nemica al suolo.
Questo è il motivo vero per cui i B-25 del 310° furono mandati in Sardegna a bombardare il campo di Villacidro dove gli aerei nemici erano parcheggiati.
Niente di più niente di meno.
A causa della coltre di nubi e non essendo i navigatori pratici della Sardegna, i B-25 del 380° squadrone bombardarono dove essi pensavano si trovasse il campo di aviazione.
Se gli equipaggi fossero stati in grado di osservare più dettagliatamente la lunga area piatta che essi credevano fosse la pista, attraverso le interruzioni della coltre di nuvole, certamente non avrebbero sganciato le loro bombe.
Gli altri aerei che volavano o davanti o dietro quelli che sganciarono sull'obiettivo primario (o credevano che fosse l'obiettivo primario), non riuscirono a vedere abbastanza suolo e quindi non bombardarono.
Invece, riuscirono a dare uno sguardo su parte di un altro aeroporto che ritennero fosse il campo di Decimomannu, e fu qui che gli altri aeroplani sganciarono le loro bombe e ritennero che alcuni aerei andarono distrutti.
Dove caddero queste bombe?
A causa della fitta coltre di nuvole i navigatori non riuscivano a capire dove esattamente si trovano e questa fu l'unica ragione per cui il campo di Trunconi non fu bombardato.
La missione prevedeva l'invio di aeroplani per distruggere aerei da caccia su un campo di aviazione nemico.
Niente di più, niente di meno.
Sarò felice di darti altre informazioni circa le missioni sul campo di Villacedro.
Ora io ho 82 anni e non al meglio della mia salute e così comunicare agli altri le esperienze del 310th Bomb Group è il mio più grande piacere.
Sarò lieto di aiutarti.
Dimmi di che informazioni hai bisogno e vedrò se potrò esserti di un qualche aiuto.
Continua a scandagliare nei fatti della storia.

Frank Dean/ 310th Bomb Group.

B 25 in voloUn altro veterano del 310th Bomb Group, G. Underwood, arrivato in Nord Africa solo nel novembre del 1943, e quindi estraneo ai fatti che stiamo esaminando, mi aveva mandato, tempo fa, una pagina di un libro autocelebrativo del 310° (THE SAGA OF 54 AND MORE).
Poiché alcune cose non mi convincevano mi sono fatto spedire il libro dagli Stati Uniti.
I dubbi permangono tutti in quanto la copia inviatami via internet corrisponde perfettamente all'originale:

 

 

"MISSION 45. Villacidro Airdrome, Sardinia - 17 February 1943.

Questa fu la prima missione del 310° sull'isola di Sardegna che sino, a quel momento, era stata abbastanza al sicuro da attacchi provenienti dal Sud.
Dodici B-25 con la loro scorta di quindici P-38 fecero il lungo tragitto e sorpresero sessantadue bimotori ben parcheggiati fianco a fianco.
Grappoli di bombe a frammentazione piovvero giù da nove degli aeroplani, mentre gli altri tre furono lasciati di riserva.
Il lancio fu di tanto successo che i velivoli che non avevano sganciato furono inviati sul bersaglio secondario ossia l'Aeroporto di Debjuida..."

THE SAGA OF 54 AND MORE, The Story of the 310th Bombardment Group (M), by Charles A. Hair, Robinsons Typographics, 1987, Anaheim - California

 

 

Naturalmente approfittai della gentilezza di Frank Dean e chiesi delucidazioni.
Io sapevo che i rapporti originali delle missioni dei vari gruppi erano andati distrutti a causa di un incendio:

"Ricordo la nostra decisione quando a Linz, Austria stabilimmo di mandare tutte le nostre foto e le schede con i rapporti a casa in modo che la storia del 34th potesse essere scritta e pubblicata prima che tutto il materiale fosse consegnato al War Records Depository, cosa che fu fatta dopo che il libro fu pubblicato.
Col senno di poi: che saggia decisione, dal momento che le schede in quell'archivio furono distrutte dal un incendio."

Così Ken Earl nella prefazione alla seconda edizione del libro
THE THUNDERBIRD GOES TO WAR, A diary of the 34th Bombardment Squadron in World War II, Edited, Compiled and Published by O. K. Earl, Second Edition Brau-Brumfield Inc., Ann Arbor, MI - August, 1991.

 


Non avevo pensato alla possibilità che potessero esistere dei microfilm.
Ancora una volta mi fu di grande aiuto il nostro Frank Dean:

Da : Frank B. Dean
A : ignazio fanni
Data invio : domenica 30 dicembre 2001 22.46
Oggetto : Answers!!

...La raccolta delle schede cartacee riguardanti i Gruppi e gli Squadroni da combattimento che furono microfilmati nel 1970 non è completa perché [alla fine della guerra, poco prima di fare ritorno negli USA] il Maggiore che si occupava del rimpatrio della documentazione riguardante i nostri due squadroni ci diede ordine di costruire una cassa di legno di determinate dimensioni (così alta, così larga e così profonda) e di sbatterci dentro tutte le registrazioni "di un certo interesse", per spedirle negli Stati Uniti.
Noi eravamo oltre oceano da più di 30 mesi e la cassa era troppo piccola per contenere tanti fogli di carta e così quello che non riuscimmo a farci entrare fu bruciato.
Esiste un rullino di microfilm per la documentazione riguardante ogni gruppo e ogni squadrone presso The History Storage Place a Montgomery, Alabama e ogni rullino costa 30 $ così che sarebbe una spesa non indifferente acquistare i rullini per ogni gruppo e squadrone.
Io possedevo i cinque rullini riguardanti le unità del 310° ma li spedii a uno storico in Corsica quando, all'età di 75 anni, decisi di abbandonare le mie ricerche storiche.
Adesso ho 82 anni...
Per avere maggiori informazioni sui microfilm contatta Mr. Giuseppe Versolato che vive in Italia e che, a questo proposito ti può essere di grande aiuto in quanto da tempo si occupa dei bombardamenti alleati sulla sua città.
Fammi sapere come posso esserti ancora di aiuto.
HAPPY NEW YEAR!!!!! Frank

Grazie all'aiuto di Frank, non mi fu difficile mettermi in contatto con Giuseppe Versolato esperto di bombardamenti alleati e autore di un libro uscito recentemente:
"BOMBARDAMENTI AEREI ALLEATI NEL VICENTINO 1943-1945".

Da: Versolato Giuseppe
A: ignazio fanni
Data invio: Venerdì 4 gennaio 2002 23.11
Oggetto: Missione del 17.2.1943

Egregio Dott. Fanni,
Lei è una persona fortunata!
Sono riuscito a trovare i rapporti delle missioni di suo interesse.
Ho dovuto copiarli a mano leggendo con un lentino speciale il microfilm che li contiene ed ora le invio il testo per e-mail, per brevità ho omesso alcuni dettagli tecnici. Per il momento le riporto la prima missione.
Un breve commento personale a fine rapporto.

MISSIONE del 17.3.1943.

# 1 Unità: 310° Gruppo Bombardieri Medi
# 2 Alle 13,10 12 B-25C decollarono per una missione di bombardamento con obiettivo l'aeroporto di Villacidro.
Nessun velivolo tornò prima della missione, 9 aerei lanciarono 636 x 20 bombe a frammentazione a Villacidro alle 14,45 e altri tre lanciarono 216 x 20 bombe a frammentazione alle 14,53 su Decimomannu obiettivo (alternativo).
[636x20 e 216 per 20 stanno 636 e 216 bombe da 20 libbre, n.d.r.]
3 # Risultati:
A Villacidro fu lanciato nell'area delle baracche e nell'area Sud-Est dell'aeroporto.
Altri velivoli non furono in grado di osservare i risultati del bombardamento a causa del fumo, ma si crede che tutte le bombe siano cadute nell'area dell'obiettivo.
Tre aerei lanciarono delle bombe sull'obbiettivo alternativo che - dalla descrizione - si crede sia stato l'aeroporto di Decimomannu.
Nell'aerodromo vi erano da 40 a 60 aeroplani bimotori, parcheggiati in linea negli angoli Ovest, Nord ed Est dell'aeroporto.
Furono viste le bombe cadere di traverso da Nord a Est e un edificio fu visto crollare sotto i colpi delle bombe.
Ordigni caddero nell'area parcheggio nel lato Nord-Est e altre a 30 yard, davanti a 15 aerei nell'angolo Est del campo.
Si ritiene che molti aerei siano stati distrutti.
4 # Osservazioni:
Non furono notati aerei in volo nell'obiettivo primario (Villacidro - Gonnos) nè al suolo.
Lasciato l'obiettivo primario (Villacidro - Gonnos) furono visti 2 caccia, ma non attaccarono e sparirono.
Nell'obiettivo alternativo (Decimomannu) vi erano da 40 a 60 aerei bimotori, probabilmente Ju 52 e bombardieri, parcheggiati ala contro ala, ad Ovest, a Est e a Nord negli angoli dell'aeroporto che non aveva dispersal o piste ausiliarie.
Furono osservati 3 aerei nemici in volo nell'area dell'obiettivo, ma non attaccarono.
A Elmas erano basati 20/25 aerei idrovolanti.
Nell'aeroporto di Cagliari furono visti 20 aerei.
....omissis...
5 # Contraerea:
nell'obiettivo primario contraerea leggera e pesante non precisa.
Incontrate anche a Cagliari e a Elmas.
6 # Condizioni meteo:
Sopra l'obiettivo primario vi erano da 8 a 10 decimi di copertura a 6.000 piedi (1829 m).
7 # Bombardamento effettuato da 8.500 piedi (2590 m) a 10.000 piedi (3.048 m).
8 # Leader dei flight :
Capitani Gschwandtner, Helsabeck, Cometh, Batten

Commento personale:
Non mi sembra che quella su Villacidro [Gonnos] sia stata una buona missione.
Sembra che nell'aeroporto non vi fossero aerei (non erano stati segnalati), le bombe sono cadute qua e là e non sanno bene neanche loro dove, a parte le "baracche" [baraccamenti di soldati, caserme].
L'area dell'obiettivo poteva comprendere benissimo il paese da lei menzionato con i conseguenti tragici risultati.
Anche dalle mie parti (Vicenza) sono successi molto tragici errori nelle "aree dell'obiettivo".

Bombe imbarcate: grappoli di bombe a frammentazione del tipo M41 del peso di 20 libbre, circa 9 kg. In ogni B-25 c'erano 12 grappoli di bombe, 6 per parte.
Ogni grappolo consisteva in 6 bombe appese alle due estremità di un'asta.
Al momento del lancio le aste venivano rilasciate con tutte le bombe appese, dopodiché le bombe si staccavano e scendevano in caduta libera.
Venivano principalmente utilizzate per l'attacco ad aeroporti con velivoli parcheggiati al suolo, o su colonne nemiche (ovviamente in funzione antiuomo).
Il corpo della bomba era formato da una serie di anelli, simili a tanti pneumatici in miniatura sovrapposti l'un l'altro.
Quando l'ordigno esplodeva questi anelli si spaccavano in piccolissimi frammenti che schizzavano tutto all'intorno a velocità pazzesca.
Se utilizzato in funzione antiuomo e se l'esplosione avveniva con un angolazione corretta , causava pressoché il 100% di perdite nel raggio di 35/40 metri.
Utilizzate contro aerei parcheggiati a terra, se lo scoppio avveniva a ridosso del velivoloo questi riportava gravi danni strutturali, a 20 metri il motore poteva essere seriamente danneggiato, a circa 60 metri le ali, la fusoliera, i serbatoi ecc. potevano essere perforati.

Il 18 novembre 1944, un attacco portato all'aeroporto della mia città (Vicenza) da circa 150 quadrimotori Liberator causò la morte di oltre 300 persone, straziate da questo tipo di bombe che esplodevano proiettando le schegge parallele al terreno.
In altre parole, distendersi a terra non serviva a niente.
Quindi non mi fa meraviglia il devastante risultato di queste bombe anche nel paese da Lei citato.

Gonnosfanadiga - Monumento alle vittime del 27 febbraui 2002Dopo aver esaminato tutta questa documentazione ognuno potrà trarre le sue conclusioni con più cognizione di causa.

Personalmente, ritengo veritiera la versione di Frank B. Dean suffragata da quanto riportato nei microfilm:
gli aerei furono mandati a bombardare l'aeroporto di Trunconi (S'Acqua Cotta), i navigatori, essendo poco pratici, vagarono tra le nuvole alla ricerca dell'obiettivo e appena riuscirono a intravedere qualche cosa, furono immediatamente sganciate le bombe, sia perché venivano da lontano e certamente avevano già consumato più carburante del previsto, sia perché più a lungo sorvolavano il territorio nemico più probabilità avevano di essere abbattuti.
Ho invece molti dubbi che gli equipaggi di quegli aerei non si siano subito resi conto di cosa avevano combinato.
Alcune considerazioni: non tutti gli aerei sganciano e non tutti quelli che sganciano lo fanno sul paese; ammettono di non aver visto aerei né al suolo né in volo e allora a che scopo bombardare su un aeroporto fantasma con quel tipo di bombe studiate apposta per devastare uomini e mezzi; riferiscono che la visibilità non è buona a causa delle nuvole un migliaio di metri sotto di loro: secondo le testimonianze degli abitanti, i vecchi erano seduti sulle panchine a godersi il sole, i bambini giocavano al sole, le montagne e la valle erano illuminate dal sole.

Naturalmente potevano esserci, nella coltre di nuvole, ampi squarci che permettevano ai raggi del sole di inondare alcune zone del paese ma non tanto grandi da permettere una visibilità ottimale ai piloti.
E, sinceramente, osservando una foto aerea di Gonnos (soprattutto se non molto recente) si potrebbe avere l'impressione di una lunga pista di aeroporto.
Ma, la presunta scarsa visibilità potrebbe anche essere stata invocata ad arte, dai piloti americani, per non riferire ai superiori quello che invece avevano visto.

A coloro che, nonostante i documenti ufficiali, ritengono invece, che gli aerei furono inviati proprio per bombardare Gonnos mi permetto di ricordare che è vero che in guerra si può decidere di bombardare anche i centri abitati ma in genere queste azioni militari sono mirate a colpire obiettivi strategici oppure a convincere il nemico alla resa.
I pochi soldati che si trovavano acquartierati a Gonnos non costituivano certo un obiettivo strategico, a Gonnos non c'erano industrie da distruggere e, infine, anche quando si fosse voluto raggiungere un risultato psicologico (per esempio convincere gli italiani ad abbandonare i camerati tedeschi) sarebbe, senz'altro, stato di maggiore effetto un bombardamento su una grossa città, magari con il porto, caserme e comandi militari e con un certo numero di industrie, per esempio Cagliari, ma anche Olbia, Porto Torres, S. Antioco.
C'è da dire, poi, che quando gli americani decidevano di bombardare una città non si mettevano certo molti problemi e non cercavano di tenere nascosta la cosa.
Basta dare uno sguardo alla tabellina delle "missioni" inviataci da Frank Dean e per quanto riguarda la missione n. 89 del 13 maggio si può leggere: Cagliari- Città [City], sì proprio la città, non Cagliari-Harbur [porto] o Cagliari-Airport [aeroporto].
Infatti la missione di quel giorno era una sola "to bomb Cagliari" anche con bombe da 500 libbre, anche con bombe da 1.000 libbre, anche con bombe da 4.000 libbre (i famosi blockburster, sganciati dagli inglesi durante la notte di quel 13 maggio) che erano in grado di far sparire interi isolati.
E alcuni ricorderanno anche le fotografie, relative a questo bombardamento su Cagliari, riportate dalla rivista americana "LOOK" (14 agosto 1943), in una delle quali si può "ammirare" un aviatore americano mentre, col gesso scrive su una bomba:
"For the house, your house" (Per la casa, la tua casa).
Lo scopo era chiaro ma per chiarire ancora meglio il concetto, alcuni aerei invece delle bombe sganciarono migliaia di volantini come questo o dello stesso tenore di questo:

 

L'ITALIA DEVE
ESSERE COVENTRIZZATA ?


L'Asse è stata espulsa dall'Africa.
Tutte le basi
aeree da Alessandria al Marocco sono nelle nostre mani.
Da queste basi le forze aeree alleate possono
bombardare a loro agio tutti i porti e i centri industriali
della vicina Italia, che stanno lavorando per i tedeschi.
I vostri capi fascisti hanno venduto il vostro
paese alla Germania. Con quale risultato?
I tedeschi hanno abbandonato i vostri soldati
a El Alamein, in Tripolitania ed oggi in Tunisia.
Oggi i tedeschi si servono di tutta l'Italia come
essi si sono serviti dei vostri soldati.
Così essi vi abbandoneranno, come essi vi hanno
abbandonato in precedenza.
I tedeschi credono solo nella Germania.

VOI DOVETE PENSARE ALL'ITALIA

Volete che il vostro paese soffra rovine e distruzioni
per ritardare la perdita delle ambizioni dei
capi nazisti ?
SE VOI VOLETE LA GUERRA PER L'ITALIA
NOI VI FAREMO LA GUERRA TOTALE.
DOMANDATE LA PACE. PREGATE PER LA
PACE. FATE DIMOSTRAZIONI PER LA PACE.
SE VOI VOLETE LA PACE PER L'ITALIA VOI
POTETE AVERE LA PACE.

Un altro motivo per tenere sotto pressione i porti e gli aeroporti della Sardegna era quello di non far capire dove esattamente sarebbe avvenuto lo sbarco delle truppe alleate, ma certamente Gonnos, in questa partita, non aveva nessun ruolo da giocare.

Ricordo di aver letto, una decina di anni fa, su "L'Unione Sarda", la testimonianza di un lettore di Guspini che riferiva di aver di aver sentito in un accampamento nei pressi di Palermo (dove si trovava nella primavera del 1944) due militari americani alquanto sbronzi che si vantavano di aver mitragliato uno Cagliari e l'altro Gonnosfanadiga.
Naturalmente non ho nessuna difficoltà a credere che un aviere americano potesse ricordarsi di Cagliari visto che la nostra capitale era una città di una certa importanza e che più di una volta fu oggetto di raid statunitensi, però mi sembra del tutto inverosimile che un altro (e per giunta sbronzo) potesse ricordarsi il nome di un paese dell'hinterland e certamente di nessuna importanza militare.
Inoltre, ci sarebbe pure il particolare (non del tutto trascurabile, però) che il 310th Bomb Group dal dicembre del 1943 all'aprile del 1945, stazionò a Ghisonaccia (Corsica) ed è quindi molto improbabile che un suo membro nel 1944 si trovasse a gozzovigliare in quel di Palermo.

 

Da L'Unione Sarda del 10 maggio 2002 riporto una testimonianza che il Generale Bruno Scotti, al tempo di istanza a Gonnosfanadiga, ha scritto al sindaco di Gonnos:

" Finalmente, dopo tanto tempo, sento parlare del bombardamento di Gonnosfanadiga".
"Io c'ero ed ancora non ho digerito tutta la rabbia e il dolore accumulato in quel giorno.
Ero accantonato, con la mia batteria, in una casermetta funzionale alle porte del paese.
Davanti alla casermetta erano schierati, senza mimetizzazione, cavalli, cannoni e trattori.
Quel giorno, bassi, abbiamo sentito passare su di noi gli aerei: non ci hanno considerato.
Abbiamo sentito gli scoppi in paese.
Non so descrivere la scena: abbiamo allineato lungo il marciapiede i corpicini straziati di tanti bambini.
Mi veniva da urlare: perché non ve la siete presa con noi soldati?
Invece dei bambini che uscivano dall'asilo: erano vostri nemici? Eppure, proprio i bambini erano le vittime destinate.
So di affermare una cosa grave.
Non sono più stato da allora a Gonnosfanadiga, ma sono sicuro che ancora oggi un osservatore che passa per la via principale ed osserva i marciapiedi vede sul lato verticale dei massi i segni dell'offesa nemica.
Questo perché gli aerei lanciavano delle granate dotate di una spoletta di prossimità che le faceva scoppiare in vicinanza del suolo e proiettare verso il basso frammenti di un grosso mollone d'acciaio contenuto nella granata, come abbiamo constatato smontando alcune granate rimaste inesplose.
Erano delle granate fatte a posta per ammazzare i bambini e, forse, ferire le parti basse degli adulti.
Ma cosa avevano fatto i contro gli americani o gli inglesi i bambini di Gonnosfanadiga?
(g. p. p.)"

Per ricordare le tante vittime di quel giorno mi piace riportare la lettera che l'amico Raffaele Melis scrisse alcuni anni fa, all'Unione Sarda:

"..Era il primo pomeriggio del 17 febbraio 1943; un bel pomeriggio di sole.
A Gonnosfanadiga gli uomini anziani, come di consueto, si ritrovavano a piazza del mercato a commentare gli ultimi avvenimenti di guerra; qualche fortunato possessore di radio riferiva le notizie dell'ultimo comunicato, qualcun altro sommessamente aggiornava il doloroso elenco dei giovani del paese morti in guerra o di coloro dei quali non si avevano più notizie da molto tempo.
Le donne erano intente ai soliti quotidiani lavori.
I ragazzi, per strada o nei cortili, continuavano a giocare al salto della fune, a far girare la trottola, a dar calci e a rincorrere una palla fatta di stracci.
Mancava poco alle 14, quando un brusìo sordo e pesante attirò l'attenzione di tutti che si volsero a guardare il cielo verso Sud, dal lato della montagna.
Passarono alcuni minuti prima che il brusìo diventasse un rumore di aerei sempre più distinto e, all'improvviso, sbucarono da dietro le colline i primi tre aerei; subito dopo altri tre e altri ancora.
In un istante furono sopra l'abitato.
Un attimo, e subito furono scoppi secchi seguiti da una eco sinistra.
Si sollevò un gran polverone, i pali elettrici per terra; i fili aggrovigliati, un odore di intonaco vecchio e di polvere da sparo.
per tutto il paese fu un intrecciarsi di grida, pianti e un disperato chiamare nomi "Antonio, Franco, Maria, Salvatore, mamma...", correre alla ricerca del figlio, chiamarlo a gran voce, piangendo, mordendosi le labbra, con il cuore in tumulto; vedere la gente attorno stordita, incredula e lasciarsi andare a un pianto dirotto stringendo finalmente a sé l'esile corpo di un bambino.
La polvere si sollevò nella parte del paese colpita dalle bombe.
Nella piazza del mercato il lancio della bomba fu di tragica precisione: scoppiò proprio dove c'era l'assembramento più folto.
Passarono interminabili momenti prima che qualcuno dei tanti scaraventati a terra dalle deflagrazioni potesse dare segni di vita.
Dopo i primi attimi di paura e di smarrimento, la gente delle case vicine, risparmiate dalle bombe, accorse sul luogo della strage.
Tra i rami degli alberi caduti, le macerie e il fumo, furono apprestati i primi soccorsi: comparvero lenzuoli e vennero fatti a strisce per apprestare improvvisate medicazioni.
Un'anziana donna raccolta dalla strada venne adagiata sopra una coperta, dentro il tabacchino.
Il dottor Marongiu, farmacista del paese, caduto vicino al muro, era già morto; tanti si lamentavano e altri restavano immobili.
Un rincorrersi di voci, di pianti, di racconti strazianti: in via Cagliari, vicino al fiume, una bomba era esplosa in un crocicchio dove c'erano tanti ragazzi e una mamma aveva appena fatto in tempo a vedere l'unica figlia spirare tra le braccia di una vicina, mentre l'altro suo bambino con la mano sinistra teneva il braccio destro maciullato, grondante di sangue, si lamentava penosamente e girava attorno alla sorella morta.
A due passi da lì, proprio sul greto del fiume, una bomba aveva seminato morte tra le donne che facevano il bucato.
Nel panificio del signor Casti le schegge di una bomba avevano ferito alcuni bambini e una grossa ragazza si era accasciata vicino aduna vasca da bucato, colpita a morte.
In una casa erano stati falciati i due bambini di una signora sfollata da Cagliari.
Arrivarono i camion del vicino distaccamento militare; cominciò la pietosa opera di raccolta dei morti e dei feriti.
Il vecchio dott. Cabitza e il medico militare dott. Dore, tra i feriti che si lamentavano e il pianto dei parenti, per tutta quella sera e fino a notte inoltrata si prodigarono per curare, consolare e amputare arti, e tanti gonnesi, ancora oggi, nella loro persona portano i segni della violenza di quel giorno.
Alla sera calò un freddo pungente: ci si raccolse in silenzio a casa propria o nelle case dei parenti e degli amici colpiti.
Alla luce del fuoco dei camini e dei molti lumini per le anime dei defunti allineati sul tavolo della cucina, si parlava sottovoce: "Sembra che i morti siano più di cento, il numero giusto non lo si sa. E i feriti... quelli non si contano"
E intanto continuava triste e interminabile il rintocco delle campane a morto."

Qualche tempo fa, in previsione del 60° anniversario della strage, l'Amministrazione comunale di Gonnosfanadiga ha istruito la pratica per il riconoscimento di una medaglia alla memoria.
Il 25 aprile 2002, in occasione dell'anniversario della liberazione, il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, tra le varie onorificenze, assegna la medaglia di bronzo al valor militare ai comuni di Castiglione di Sicilia (Messina), Cancello e Arnone (Caserta) e Gonnosfanadiga.
Ma...
il sindaco Franco Porta rifiuta e chiede il riconoscimento più alto, la medaglia d'oro.

Da L'UNIONE SARDA di venerdì 26 aprile 2002:

Gonnosfanadiga.
Il comune rifiuta il bronzo in memoria della strage compiuta dagli aerei alleati.
"Offesi dalla medaglia di Ciampi"
Il sindaco Porta: i morti sotto le bombe meritano l'oro
"Il riconoscimento ci fa piacere.
Ma la medaglia di bronzo è un'offesa per i morti e il paese".
Il sindaco Franco porta ringrazia il presidente Ciampi che, in occasione del 25 aprile ha destinato a Gonnosfanadiga una delle otto medaglie al merito civile in ricordo del violento bombardamento angloamericano che provocò 118 morti e 330 feriti (fra cui decine di mutilati), ma contesta il tipo di medaglia assegnata.
"Quando il prefetto - afferma il sindaco - mi ha consegnato la medaglia di bronzo gli ho anticipato che il consiglio comunale chiederà un supplemento di inchiesta.
Per quanto è accaduto il 17 febbraio del 1943 alla popolazione deve essere riconosciuta la medaglia d'oro" .
"Gonnosfanadiga è il paese, considerato il numero degli abitanti di allora, che ha avuto più vittime tra i civili" sostiene Mario Zurru, consigliere di minoranza. (g. p. p.)"...

E per concludere
da L'UNIONE SARDA del 10 maggio 2002
un'intervista Marco Coni, autore insieme a Francesco Serra, del libro "La Portaerei del Mediterraneo", Edizioni Della Torre, Cagliari 1982:

SECONDO LO STUDIOSO L'ECCIDIO NON FU VOLUTO
BOMBE SGANCIATE A CASO

..Avvocato Coni , fu un errore umano o un eccidio voluto?
"Un errore.
Erano due squadre aeree, una aveva come obbiettivo Decimomannu, l'altra l'aeroporto di Villacidro. Villacidro era coperto di nuvole e non l'hanno trovato.
Questa gente aveva fretta di tornarsene a casa e quindi di mollare le bombe il più presto possibile.
Questo avveniva in tutti gli eserciti del mondo, in tutte le azioni di guerra.
Dicono di aver colpito delle "Barraks", che in americano vuol dire caserme.
Hanno visto qualche apprestamento militare, hanno mollato l bombe e se ne sono andati."...

È possibile che qualcuno abbia tentato di nascondere questa vicenda?
«No, non c’era nessuna ragione.
In genere gli americani quando fanno di questi errori lo dicono.
C’é una favoletta che veleggia su questa faccenda.
Si dice che un giovane di Gonnosfanadiga, emigrato negli Stati Uniti e arruolato nelle forze aeree, si sarebbe voluto vendicare per alcuni torti fatti a lui e alla sua famiglia.
Ma è appunto una favola». (g. p. p.)"

Foto1, EAA Aviation Foundation, www.b17.org/historical_images.html
Foto 2, da The Saga of 54 and more. The Story of 310° B.G., Charles A.Hair,Robinson Typographics- Anahein,California
Foto ,3, da La portaerei del Mediterraneo
Foto 4, cortesia Mr. G. Underwood - http://www.web-birds.com/12th/310th/310th.htm

 

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