A cura di Ignazio Fanni
Mons. Severino Tomasi, nel 1943, era parroco di Gonnosfanadiga.
Egli visse in prima persona il bombardamento, lo strazio del terribile eccidio,
lo sconforto dei parenti rimasti miracolosamente vivi.
Più tardi riportò nel diario il tragico pomeriggio del 17 febbraio
1943:
pochi interminabili minuti di un fragoroso ronzio di aerei che proveniva dall'alto,
lontano,
di frastuono di bombe seminatrici di morte,
poi
il sangue,
i lamenti dei feriti,
la disperazione,
la conta delle vittime,
il pianto dei parenti, amici, vicini.
La strage degli innocenti
Il
mese di febbraio rinnova ogni anno il ricordo di un fatto che fu assai doloroso
per tutta la nostra diocesi e che gettò nel più acerbo lutto
le famiglie di Gonnosfanadiga: ne fece concisa menzione il Bollettino di
guerra n° 999 del Comando Supremo delle Forze Armate Italiane, diffuso
dalla Radio il 18 febbraio 1943, con queste parole riferentesi al giorno 17:
"Bombardieri americani hanno lanciato bombe dirompenti e incendiarie
su Cagliari, Quartu Sant'Elena, Gonnosfanadiga, causando gravi danni ad abitazioni
civili e vittime tra la popolazione".
Il disastro di Gonnosfanadiga avveniva alle 15 del mercoledì 17
febbraio 1943.
Nel breve spazio di qualche minuto, il paese fu sorvolato da una formazione
di nove apparecchi nemici in direzione da Sud a Nord, su due diverse traiettorie
corrispondenti a due principali strade, di cui una fu il rettifilo Porru
Bonelli e l'altra fu la via Guglielmo Marconi in unione alla via
Cagliari.
In ambedue linee, molte case furono colpite da numerosi proiettili esplodenti, che sfondarono tetti, fracassarono mobili e porte, seminarono una violentissima grandine di migliaia e migliaia di schegge metalliche che uccisero, abbattendole al suolo, molte persone e crivellarono, tutto attorno, gli intonaci dei muri, traforando lamine ferree di cancelli, di badili e di quanti altri oggetti si trovavano nelle case e nei cortili e nelle piazze adiacenti.
Il rettifilo fu, in un attimo, sparso di cadaveri giacenti nel proprio sangue: corpi privi di testa, braccia e gambe staccate dai propri busti, persone sventrate, morte e morenti, e gran numero di feriti, gravi e gravissimi.
Lo stesso impressionante spettacolo si vedeva in tutti gli altri punti del paese e nelle case e nelle case e nei cortili, dove i buoni cittadini erano stati sorpresi dalla improvvisa e fulminea comparsa degli aeroplani.
Nella linea del Rettifilo le prime bombe furono sganciate circa 20 metri a Ovest delle Scuole Elementari, contigue alla Chiesa del Sacro Cuore; cioè negli orti della Signora Giovanna Casti e del Signor Battista Peddis.
Ma in questo tratto rimaste inesplose: una scoppiò nella casa del
Signor Salvatore Tomasi.
Esplosioni si ebbero a 15 metri dalla casa del Parroco Tomasi, nel centro
dello stradone, tra la casa delle sorelle Pinna Collu fu Donato e la casa
opposta, appartenente al muratore Antonio Saba, dove fu uccisa la nipotina
di costui Corsini Saba Maria di anni 3, e fu ferita gravemente la zia di lei
Saba Amelia di anni 20.
In quel luogo restò anche una bomba inesplosa, che fu poi piantonata
e rimossa dopo qualche giorno.
Non lontano da quel punto, nel vicolo trasversale che conduce direttamente
a Fontana Manna fu colpita la casa del Signor Salvatore Sogus e quella di
Mallica Anna: donde partirono le schegge che colpirono e uccisero la Signora
Piras Marongiu Rosa di anni 38, moglie di Antioco Floris, restando ferita
anche Zurru Gesuina di Pasquale di anni 22.
Altre esplosioni si ebbero in casa del Cav. Lodovico Marras ed in quella del suo figlio Marras Angelo, dove furono uccise le due domestiche Palmas Rosetta di anni 19 da Samassi e Serpi Evangela di anni 18 da Pabillonis.
La casa di Peppino Noli marito di Annetta Concas fu pure colpita, e fu ferita
la loro figlia Noli Maria di anni 11.
In casa del sopraddetto Marras Angelo, nel palazzo prospiciente al Rettifilo
fu ferita ad una guancia in prossimità dell'occhio la sua moglie Foddi
Clelia di anni 24.
Tra le case dei due Marras fu colpita la abitazione di Francesco Piras, ove
furono fracassate le botti, rimanendone il vino sparso per terra.
Nel palazzo di Peppino Floris con prospetto al Rettifilo, fu colpita una camera
da dove poco prima era stata fatta allontanare la Signora Floris Zurru Barbara
con la sua neonata bambina.
Grande strage avvenne nella casa della fu Severa Carreras e nel suo grande
cortile con ampio portale, prospiciente al Rettifilo e all'inizio di via Roma.
In quel cortile perirono dieci persone, e cioè: la padrona di casa
Piras Carreras Maria presidente delle Donne Cattoliche e principale Zelatrice
di molte opere parrocchiali - la sua sorella Piras Peppina Vedova Sotgiu -
la figlia di quest'ultima Sotgiu Rosaria Delegata Aspiranti e cassiera della
Gioventù Femminile di Azione Cattolica - la loro domestica Saba Atzori
Carmelina di anni 13 - e le sfollate Doglio Franca Maria di anni 7, Doglio
Stefania nubile di anni 35, Doglio Giacomo di anni 6, e le bambine Mercenaro
Maria Rosa e Mercenaro Anna, figlie di Ovidio.
Fuori dal Cortile in quel crocevia detto del Mercato Nuovo, all'inizio di
Via Roma, furono uccise: Barbara Maccioni di anni 66 Vedova Dessì Antioco,
Maria Sogus di anni 58 e sua figlia Tomasi Adelina di anni 36. In quello stesso
punto fu asportata la testa al bambino di cinque anni Mette Tomasi Pier Paolo,
che in quel pomeriggio aveva con insistenza ottenuto dalla vedova mamma, di
cui era unico figlio, il permesso di uscir di casa con la sua piccola bicicletta.
Vi fu pure ferita Saba Annetta di anni 52 e suo figlio Graziu Davide di anni
19.
Nel medesimo lato occidentale del Rettifilo fu colpita la palazzina del Sig. Giuseppe Chia; e tra questa casa e la precedente, sulla porta della propria abitazione, fu uccisa Sardu Barbara di anni 20.
In questo punto della strada, presso il pozzo pubblico, perdette un occhio Caterina Colludi di anni 70, e furono colpiti a morte, con ambedue le gambe spezzate, il signor Ecca Sardu Luigi di anni 40 ed il Signor Scudieri Edmondo, Perito Minerario, Caposervizio della Società Breda della Miniera di Salaponi.
Vi furono pure uccisi il Signor Federa Giacomo, aiutante del suddetto Scudieri, ed il signor Frontella Pasquale di anni 54, nuovo esattore delle Imposte, venuto a Gonnosfanadiga da pochi giorni.
Più giù, di fronte al negozio del Signor Battista Lai, e precisamente
sotto l'arco del portale di Peppino Noli, dove aveva cercato rifugio, fu uccisa
la domestica del farmacista, Salis Berta di anni 23 da Arbus; ed ebbe trapassata
la spalla Vitalia Littera, bidella della Chiesa, che ne riportò la
paralisi del braccio destro.
Ivi fu pure ferita la bambina Lai Angela di anni 10, e vi fu uccisa Giulia
Sogus Bascioni di anni 64.
Altre bombe caddero sul Municipio (in quell'ora fortunatamente deserto) e
sul piazzale antistante, abituale centro di convegno dei cittadini.
In questa piazza morirono il commerciante Garau Pietro di anni 57, il contadino
Lixi Francesco di anni 68, il proprietario Zurru Antiocc di anni 65, il pensionato
Caddeo Sebastiano di anni 70, l'ortolano Cabras Raimondo di anni 65, il Farmacista
Dott. Mario Marongiu di anni 44. Vi furono colpiti e morirono la sera stessa
all'Ospedale in Cagliari il meccanico Melis Antioco di anni 41 e pili Salvatore
di anni 19.
Nella porta del Bar di Collu Giovanni, sempre di fronte al Municipio, furono feriti ( e poi anch'essi morirono all'Ospedale in Cagliari) il figlio di costui Collu Mario di anni 13 e Casti Antonina di Salvatore di anni 10. In casa del detto Piras Giuseppe fu ferita una sua figlia Piras Antonietta di anni 16, e morì Mallica Annita fu Giovanni di anni 11.
E dello scempio avvenuto in altri punti
del paese si parlerà nei prossimi numeri
.7.2.1957
Presso il pozzo di piazza municipio, di fronte alla propria abitazione, fu ferito il Signor Frongia Alfieri di anni 37 ed i suoi figlioli Frongia Mario di anni 8 e Frongia Ignazio di anni 10 al quale si dovette poi amputare il braccio destro: fu pure ferita la loro domestica Meloni Chiara di anni 19, e fu ferito anche lo studente Giuseppe Peddis, che veniva a quella casa per ripetizione.
In quei pressi, la domestica Olivia Libera conduceva per mano una nipotina del sindaco, la cinquenne Piras Maria Chiara: la bambina fu uccisa, e la domestica morì la sera stessa all'Ospedale in Cagliari.
Nel palazzo Pinna, che sta di fronte all'Ufficio postale, in una delle balconate
fu ferita la signora Rita Murroni per schegge rimbalzate da piazza Municipio:
e fu pure ferita mortalmente la sua domestica Littera Maria di anni 21, che
morì la sera stessa nell'Ospedale di Cagliari.
Altre bombe , nel Rettifilo, caddero presso la bottega del Falegname Giovannico
Melis, ove perdette un occhio il Signor Arturo Sogus di anni 57.
Presso la casa Conti fu ferita ad una spalla Cabitza Maria di anni 18, con conseguente paralisi del braccio, e Casti Mario di anni 50 fu Francesco ebbe gravissima ferita, per cui morì in Cagliari nell'Ospedale.
Transitando in carrozza col Signor Battista Bardi, rimasto incolume, fu ferito gravemente il Maggiore Sitzia Francesco e il figlioletto Enrico, ambedue poi guariti.
Da quel punto la linea di bombardamento piegò a levante, colpendo
la casa di Antioco Garau ex-portalettere di anni 83, che, seduto al fresco
in compagnia della moglie Conti Antonia insieme con lei fu ucciso.
In quei pressi fu colpita la moglie del fu Antioco Putzolu dove furono uccise
- ridotte in brandelli - le due figliuole Putzolu Curreli Giovanna di anni
21 e Putzolu Curreli Annita di anni 18, assieme a Urracci Gina di anni 25
ed un bambino di anni 5 Sedda Ilario.
Questi due ultimi provenivano da una casa contigua, dove si era festeggiato
in quella mattina lo sposalizio d Saiu Antonio con Urracci Tomasina.
Gli sposi erano partiti poco prima in viaggio di nozze; e Gina, sorella della
Sposa, era venuta insieme con il piccolo Ilario a prendersi un momento di
svago in casa delle Putzolu; ove trovò la morte insieme con loro.
Gli avanzi del bambino poterono essere raccolti dalla madre entro un tovagliolo,
e, insieme con la testa e con una gamba rimaste intere, essere portati dal
padre al Campo Santo.
Pure in quei pressi, nella propria casa di abitazione, restarono uccise Sedda Giovanna di anni 44 e sua madre Raffaele Diana Corona di anni 82. In casa del signor Antioco Matta, padre della cottolenghina Suor Emilia, cadde pure una bomba che ferì Cogoni Salvatore di anni 14, a cui rimase una scheggia dentro un polmone.
Il resto delle bombe cadde nel torrente, alcune restando inesplose, ed altre esplodendo e uccidendo le due sorelle Murgia Sardu Eleonora di anni 14 e Murgia Sardu Elia di anni 4, a Nord del Ponte Canneddus, dove lavavano i panni.
A Sud dello stesso ponte, mentre anch'esse lavavano i panni, furono uccise Mocci Montis Vitalia nubile di anni 23 e Atzeni Ortu Margherita di anni 12.
Fu colpito anche un altro gruppo isolato di case nel rione detto "del Milionario", di fronte al piazzale della Fiera, e vi restarono uccisi Aru Antonio di anni 7 ed Ecca Porru Maria di anni 4, Mallica Annetta, moglie di Littera Raimondo, e Piras Massa Antonio di anni 9, gravemente feriti, morirono poi all'Ospedale in Cagliari.
Nella stessa località fu ferito Sabiu Antioco di anni 64, e furono spezzate le gambe a Porru Antonietta, recentissima puerpera che dovette essere portata all'Ospedale col suo bambino, il quale fu battezzato in Cagliari.
La seconda linea del bombardamento cominciò dai Mulini del
Colle detto "Costa de Perdu Cau", dove fu visto cadere, e fu
poi anche trovato, un telaio di ferro buttato dall'apparecchio - forse il
sostegno di sicurezza delle bombe che ora stavano per sganciarsi.
Le prime bombe di questa linea scoppiarono nella casa della signora Pasquala
Sitzia Rizzoni, presso il cortile dell'Asilo Infantile.
L'asilo era affollato di bimbi; ma per buona fortuna, e cioè per divina
provvidenza, essi erano stati chiamati, poco prima, dalla ricreazione di quel
cortile e riuniti nelle aule, ove non ebbero alcun danno, e poterono essere
restituiti tutti, dopo il disastro, alle mamme che venivano a chiedere notizie
di loro.
Da notare che, in quel giorno, cinque soltanto dei bimbi iscritti erano assenti dall'asilo; e, proprio quelli, perirono tutti e cinque: Andolfi Zuana, Fanari Enrico, Medda Ilario, Murgia Elia, Piras Maria Chiara.
In casa del fu Cav. Marongiu, ora del figlio Peppino, fu uccisa la sua domestica Piras Peppina, ridotta ad un mucchio di brani insanguinati, e lo stesso sig. Peppino fu ferito ad una gamba; l'altra domestica fu uccisa, come si dirà poi, in altra parte del paese.
In casa Pintus Peppino fu ferita Tomasi Laura di Virgilio di anni 20. Altre bombe caddero in casa del fu Antioco Pinna Camba, e seminarono schegge nella abitazione di Mario Casti panettiere, dove fu uccisa Diana Emilia sorella del Chierico Vincenzo Diana, ora sacerdote, la quale fu colpita mentre lavava la biancheria in una loggetta di quel cortile, e furono feriti alcuni figli del Casti, dei quali Laura di anni 11 morì nell'Ospedale di Cagliari.
In casa del Sig. Antonio Matta rimase una bomba inesplosa sopra il tetto.
Presso la casa del Signor Giovanni Pinna fu ucciso il bambino Fanari Grimal
Enrico di anni tre e mezzo. In quel luogo fu ferita anche Peppina Pinna madre
del chierichetto Sibiriu Donato, la quale credendosi colpita leggermente,
tentò di soccorrere gli altri feriti, ma poi dovette lasciarsi trasportare
all'Ospedale di Cagliari e morì quella stessa notte.
Nel medesimo luogo furono fracassate le gambe e le braccia a Pasquala Soddu,
nubile di anni 41, la quale sforzandosi invano di alzarsi mentre versava rivi
di sangue, morì in atteggiamento di suprema rassegnazione, quasi rivolgendosi
alla Divina Volontà col suo abituale sorriso.
Insieme con Pasquala Soddu fu uccisa Lixi Melis Barbara, nubile di 36 anni,
domestica del sopra detto Sig. Peppino Marongiu.
Orrù Peppina di anni 26, figlia di Giovanni fu ferita in casa sua.
Di là l'onda devastatrice passò alla casa di Salvatore Foddi, marito di barbara Marras, dei quali colpì il figliuolo Ferdinando, che poi morì in Cagliari all'Ospedale, e anche Barbara Marras fu ferita.
Nella vicina casa di Antioco Garau Nieddu fu uccisa la diciassettenne Garau Ecca Peppina, un fratello di costei Garau Antonio di Anni 10 fu ferito ad un braccio, che gli si dovette amputare, e fu ferito pure l'altro fratello Garau Mario.
Morì in quei pressi Ecca Melis Adelina, e fu mitragliata la casa di
Anna Sogus Cabriolu.
In casa adiacente fu colpito Atzeni Antonio, guardia del cimitero, che svegliato
di soprassalto mentre dormiva, si alzò e uscendo in cerca dei figli
fu abbattuto sull'uscio di casa: i suoi quattro figli furono tutti feriti;
ed egli morì in Cagliari appena giunto all'ospedale. In queste vicinanze
fu pure ferito Sanna Vincenzo di anni 10.
Più a Nord-Est, il Cav. Chicco Vacca fu ferito ad una gamba nel cortile
di casa sua; presso la quale in un punto del fiume, non distante dalla propria
abitazione, la giovane Pilloni Tomasi Annetta ebbe fracassata una gamba, che
le si dovette amputare.
Un nipotino di costei Mallica Luigi di Mario di anni 4 riportò la perforatura
di un ginocchio.
Ad un altro nipotino Mallica Giovanni di anni 3 fu nettamente asportata la
mano sinistra. Fu subito fasciato quasi senza che egli si rendesse conto dell'accaduto.
Ma poi, un po'sorpreso di essere senza mano e stringendo con la desta il moncherino
dell'altro braccio, si presentò tutto calmo alla nonna e così
le disse: "Nonna, guarda che cosa mi hanno fatto quelli spari".
Fu cercata la mano e per il momento non fu trovata. Ma, alla tarda sera, il
gatto che l'aveva trovata, forse sui tetti, venne a deporla, quasi compreso
di una somma riverenza e pietà, presso i familiari del ferito.
Vicino alla casa di Sisinnio Pilloni, la diciassettenne Maccioni Mandis Francesca, mentre correva a mettersi in salvo, fu stesa al suolo senza vita. In casa di Efisio Saba la figliuola di lui, Saba Caboni Caterina di anni 18, fu uccisa mentre era intenta alla macchina da cucire; altro fratello di costei, Saba Pinuccio di anni 4, fu ferito.
Nella via Cagliari, detta "sa Gora", presso la Croce delle Rogazioni fu uccisa Matta Collu Pasquala di anni 65, mentre tornava da casa delle figliole.
Presso il cimitero, all'inizio della diramazione, della strada per San Gavino e per Villacidro, in un abbeveratoio delle vicine casermette furono mitragliati e uccisi una dozzina di cavalli e con essi i soldati Maizan Gioacchino da Pola, Miccichè Angelo da Catania, Buiso Ignazio da Catania, Monni Sandino da Burcei, Sanna Giovanni da Norbello.
14.2.1957
Memorie del passato - Appunti di Storia
Diocesana, di Mons. Severino Tomasi, in Nuovo Cammino, marzo 1954
- gennaio 1960, 1977 Diocesi di Ales-Terralba, Ed Cartabianca
Villacidro
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