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VILLACIDRO: UN PO' DI STORIA

A cura di Ignazio Fanni
potecariu
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 L'AEROPORTO DI TRUNCONI - S'ACQUA COTTA II
1944 - marzo

I FRANCESI A VILLACIDRO
La petite Versailles de S’Acqua Cotta


Anche se pochi villacidresi si resero conto della loro presenza, nel 1944 da Villacidro insieme alle truppe americane, operarono pure alcuni reparti francesi.
Si trattava della 31e Escadre de Bombardement Moyen (con i suoi group: 1/22 Maroc, 2/20 Bretagne, 1/19 Gascogne) e della 34e Escadre de Bombardement Moyenne (composta dal 2/52 Franche-Comté, dal 2/63 Senegal e dal 1/32 Bourgogne).
L’escadre francese corrispondeva al group americano e il groupe francese allo squadron americano. I francesi erano armati, vestiti, nutriti e riforniti dall’aviazione americana e in pratica erano aggregati al 42nd Wing il cui comando era all’aeroporto di Elmas. A livello locale, però (cioè a Villacidro) le escadre francesi erano indipendenti dal 17th group americano e collaboravano con esso, partecipando alle missioni in maniera paritetica secondo gli ordini ricevuti direttamente da Elmas.

I francesi arrivarono, gruppo dopo gruppo, a partire dal marzo del 1944.
Le prime ad arrivare furono le truppe di terra del GBM 1/22 Maroc.
Si trattennero a Villacidro sino ai primi di ottobre del 1944 e quindi lasciarono il nostro paese quasi due settimane dopo la partenza delle truppe americane, trasferendosi direttamente in Francia.
Mentre gli equipaggi con i loro aerei continuavano il loro addestramento nella loro base algerina di Chateaudun-du-Rummel, il primo gennaio del 1944 le truppe di terra del Maroc si trovavano a Biserta per essere imbarcate con destinazione Ghisonaccia in Corsica. Uomini e mezzi furono caricati per la maggior parte su un LST britannico. I pochi (uomini e mezzi) che non trovarono posto su questa nave furono imbarcati su un altro LST.

Finalmente, il 6 gennaio, il convoglio poté lasciare la costa africana. Ben presto, a causa di una violenta tempesta, la nave con il grosso delle truppe subì gravi danni e fu costretta a fare marcia indietro. Alla vista della costa gli uomini pensarono di essere arrivati in Corsica, invece si trovavano davanti al porto di Sousse in Tunisia. Qui truppe e materiali vennero fatti sbarcare e, via terra, raggiunsero nuovamente il porto di Biserta da dove, tuttavia, non riuscirono a salpare prima del 25 gennaio. Questa volta, incaricata del trasporto era una nave del tipo Liberty, la John Lawson, e la destinazione non era più la Corsica ma la Sardegna.

Dopo due giorni la J. Lawson attraccò al porto di Cagliari e la colonna dei mezzi francesi si diresse direttamente verso Alghero, nuova base dell’ 1/22 Maroc.
Il campo venne installato in una fattoria dalla quale i legittimi proprietari accettarono di evacuare a patto che i soldati accudissero alle vacche e ai maiali ivi presenti. I francesi accettarono di occuparsi delle vacche ma si rifiutarono di prendere in carico i maiali anche perché la porcilaia serviva loro per installarci la centrale telefonica.
Con l’aiuto di alcuni prigionieri italiani ( sloveni arruolati forzatamente nell’esercito italiano) il cui salario era costituito da un po’ di cibo e dalle cicche delle sigarette fumate dai francesi, i lavori della nuova base procedettero abbastanza velocemente e venne messa su anche una piazza d’armi nella quale poter effettuare parate e manifestazioni.
Nel mentre gli uomini di stanza ad Alghero avevano perso ogni contatto con la base di Chateaudun-du-Rummel dove non era giunta la notizia del cambio di destinazione, e dove ancora si pensava che la nuova base fosse sempre in Corsica.
Inoltre, ad Alghero, ci si rese conto che la pista, nonostante le modifiche apportate, era troppo corta per permettere un decollo sicuro dei Marauder a pieno carico.
Finalmente si riuscì a stabilire un contatto tra la base in Sardegna e quella in Algeria. Gli uomini e i mezzi partiti il 6 gennaio da Biserta con il secondo LST e arrivati in Corsica da lungo tempo, per poter raggiungere il loro commilitoni in Sardegna, inspiegabilmente, vennero rispediti a Orano o Algeri e da lì reimbarcati per la nostra isola.

Ai primi di marzo finalmente la decisione: il Maroc sarà trasferito a Villacidro dove già operava il 17th Group americano. In parte via ferrovia dalla stazione di Sassari e in parte sui camion messi a disposizione dagli americani, il 3 marzo le truppe di terra del GBM 1/22 raggiunsero Villacidro.
Appena arrivati, il comandante De Bernardy si presentò al comando americano per prendere ordini:
gli fu spiegato che i francesi avrebbero costituito un reparto a sé stante che avrebbe partecipato alle missioni insieme agli americani del 17th ma alle dirette dipendenze del 42nd Wing di Elmas.

Preso possesso della zona di S’Acqua Cotta, il Maroc iniziò a pianificare la nuova base a proprio piacimento. Questo compito fu affidato al capitano Julien il quale: “si sentì in dovere di replicare la reggia di Versailles e presentò un piano che prevedeva il dispiegamento del groupe su un’area di 70 metri di profondità per un fronte di 300 metri.” (dal diario di guerra del GBM 1/22 Maroc).
Tutti si misero al lavoro e in breve tempo nell’area tra la cantoniera e le colline sorse la tendopoli francese con le tende ben allineate e i relativi camminamenti tra una fila e l’altra: altro che il caos della tendopoli di Gutturu ‘e Forru dove gli americani si erano sistemati ognuno a proprio piacimento, apparentemente, senza un ordine ben preciso. Fu preparato il terreno per il parcheggio degli aerei e per accogliere tutti i servizi di cui la nuova base necessitava: le tende per la cucina, per le officine, per i servizi. La mensa ufficiali fu allestita all’interno della casa cantoniera dove, ma solo in un secondo momento, trovò posto anche il quartier generale. Su un pennone spropositamente alto al centro della piazza d’armi, il tricolore francese si stagliava sullo sfondo costituito dalle montagne di Villacidro. Per l’acqua fu necessario istituire un servizio giornaliero di autobotti, dal momento che il pozzo più vicino si trovava a circa 7 chilometri dalla base.
Alcuni giorni dopo, il maggiore addetto alla base poteva dirsi soddisfatto dell’ordine e della disciplina che regnava nell’accampamento francese.

Gli americani avevano costruito due piste, una per loro nella zona di trunconi propriamente detta e una per i francesi che arrivava sino alla zona di S’Acqua Cotta. Entrambe erano molto larghe e lunghe oltre due chilometri, e su entrambe gli americani periodicamente scaricavano tonnellate di olio esausto, nella vana speranza di imbrigliare la polvere.

Gli americani del 17th Bomb Group non riuscivano a capire perché gli aerei dei francesi non fossero ancora arrivati e, in realtà, neanche i francesi riuscivano a darsi una spiegazione. Qualcuno arrivò, ironicamente, a suggerire di mettere un annuncio sui giornali alla ricerca degli aerei e dei loro equipaggi.
Comunque al fine di accelerare i tempi, il maggiore Webster aveva accettato che alcuni navigatori e bombardieri francesi potessero partecipare ai bombardamenti a bordo del 17° gruppo. Così pure il personale di terra fu autorizzato a partecipare al lavoro sulla pista a fianco dei loro colleghi americani soprattutto per allenarsi a caricare le bombe sugli aerei.

Per quanto riguardava gli aerei ancora niente. In compenso si venne a sapere che il generale Webster già dal 5 ottobre del 1943 aveva comunicato ai comandi dell’aviazione francese, che il GBM 1/22 era destinato alla base di Villacidro.
Alla fine, dopo diversi ordini e contrordini e oltre due mesi di attesa, il 15 marzo, gli equipaggi del Maroc, a bordo dei loro B-26, poterono lasciare la loro base di Chateaudun per atterrare dopo circa un’ora e mezza sulla pista di Villacidro. L’atterraggio del gruppo fu perfetto e, a detta dei francesi, gli americani furono talmente impressionati da tale performance che l’addetto alla torre di controllo avrebbe affermato di non aver mai visto in precedenza un volo in gruppo e un atterraggio così bello: la solita vanagloria dei francesi o un atto di cortesia da parte degli americani?
Comunque, tra il vedere e il non vedere, nonostante la bravura dimostrata dai piloti francesi durante l’atterraggio sulla pista di S’acqua Cotta, il generale Webster pretese che prima di partecipare alle missioni di guerra insieme agli americani, gli equipaggi del Maroc dovessero essere sottoposti a un
supplemento di addestramento qui in Sardegna, sotto la supervisione del maggiore Robinson. Quindi esercitazioni quotidiane di decollo e di atterraggio, di volo in gruppo e di bombardamento.
Quest’ultimo consisteva nel colpire i bersagli posti sugli isolotti non abitati di Serpentara, del Toro e di Maldiventre, facendo molta attenzione a non sganciare sull’isolotto della Vacca sul quale si trovava una piccola comunità. Un giorno, però: “Sportelloni aperti, bombe fuori, richiudo gli sportelloni. Ma , merde, è l’isola della Vacca!” Per fortuna le bombe erano caricate a salve e arrivate al suolo si limitavano ad emettere una certa quantità di fumo in modo che ci si potesse rendere conto se erano cadute nel punto giusto.

L’ acquartieramento a Villacidro avvenne rapidamente e senza problemi. Per i francesi che avevano operato in Africa in condizioni assai difficili e senza appoggio logistico, trovarsi integrati nella perfetta organizzazione americana rappresentava indubbiamente un salto di qualità.

Per il vettovagliamento, come per tutto il resto, i francesi dipendevano quasi esclusivamente dall’abbondanza di mezzi degli americani. Così le razioni erano simili in entrambi gli accampamenti: cinque pacchetti di sigarette, una po’ di tabacco, alcune confezioni di fiammiferi e un pacchetto di dolciumi a testa, per una settimana e al prezzo di 49 AM lire.

Però il cibo e le bevande che gli americani passavano ai loro alleati erano si abbondanti ma poco gradite al palato dei francesi, per cui qualcuno “à la petite Versailles” pensò bene di attrezzare un aereo per il rifornimento di viveri dall’Algeria. Naturalmente si trattava di un B-26 che normalmente non veniva usato per le missioni di bombardamento. L’alloggiamento delle bombe venne modificato per poter contenere le cassette della frutta e degli ortaggi che sarebbero serviti da contorno alla carne americana, e i due serbatoi supplementari nuovi di fabbrica venivano riempiti con del buon vino africano che, per favorire la digestione, era certamente più indicato della limonata sintetica in dotazione alle truppe USA.

Poiché i nuovi arrivati non avevano un proprio cappellano, quello del 319° Bomb Group americano (di stanza a Decimomannu) offrì i suoi servici alle povere anime in pena dei francesi.

Il motivo per cui praticamente quasi nessuno si accorse della presenza dei francesi a Villacidro è da ricercare nel fatto che il comando del 42nd Wing aveva proibito loro di fare commerci con i locali fornendo come giustificazione il fatto che in Sardegna c’era scarsità di tutto e il poco che c’era doveva restare ai sardi. E’ ben noto che invece, tra soldati americani e villacidresi avvenivano scambi e commerci di tutti i tipi, in barba agli ordini impartiti da Elmas.

Secondo i ricordi del capitano G. Courtin: “Ma noi vivevamo, loro (i sardi N.d.T.) e noi, in due mondi separati da secoli. Essi si trascinavano in un'esistenza vegetativa, al margine di avvenimenti che appena li sfioravano. La c’erano stati i tedeschi…rimpiazzati dagli americani e dai francesi. Che importa, anche questi stranieri partiranno a loro volta.”

Il comando americano aveva dato disposizione per scoraggiare gli scambi commerciali tra i francesi e i locali, però, evidentemente, non fu possibile eliminare del tutto anche i contatti umani.

“Approfittai dei miei ozi forzati durante il mio primo soggiorno per visitare Cagliari, capitale della Sardegna del Sud, e la trovai completamente devastata dai bombardamenti.
Trovai quest’angolo di Sardegna povero, miserabile anche nel suo aspetto, con le sue case costruite in mattoni di fango disseccato, i suoi abitanti tutti con i piedi nudi, le sue paludi e le sue zanzare foriere di paludiamo………
L’unica ricchezza che potei osservare erano i montoni e una moltitudine di bei buoi dalle corna gigantesche.
I bordi delle strade polverose della vasta pianura dove si trova Villacidro, erano piene di soldati italiani dagli abiti laceri e sbrindellati, che avevano l’unico compito di riportare in mezzo alla strada la polvere che i veicoli spostavano incessantemente.
La domenica, mi recai anche a Villacidro, piccolo paese rannicchiato sul fianco di una collina scarsamente alberata, in una chiesa dalle pareti dipinte con colori violenti, alla messa detta da un curato italiano abbastanza grassoccio, per una folla di fedeli, gli uomini in abito nero e le donne con lo scialle e vestiti dai colori violenti. ………
Bisognava anche abituarsi al vento permanente e alla polvere impalpabile che ricopriva la pianura assolutamente spoglia di vegetazione dove ci trovavamo. Per spostarci dovevamo assolutamente usare la jeep, viste le distanze tra gli aerei accuratamente sparpagliati, la pista, le nostre tende e lo stato maggiore dell’escadre, installata ai bordi della strada nell’unica costruzione del nostro settore, che apparteneva all’azienda per la manutenzione delle strade (la cantoniera di S’Acqua Cotta, N.d.T.).” Da Le Franche Comté, par le colonel Paul Badré , GB 2/52 su Icare ,Le Debarquement, tome 3.

Quando arrivò l’estate, un altro modo di occupare il tempo libero era il recarsi al mare per trovare un po’ di refrigerio nelle acque di Buggerru dove i francesi si recavano in jeep e dove la popolazione li accoglieva con molto calore.

Ma il maggior motivo di svago erano gli spettacoli organizzati dagli stessi soldati. Così l’accoglienza festosa riservata agli aspiranti e ai sottotenenti non mancò mai di fantasia. A ciò non fu certo estranea la presenza del sottotenente George Riquier ( pensionato de la Comédie Française) ufficiale addetto al tempo libero. Grazie al suo interessamento anche Josephine Baker ( Ufficiale de l’Armée de l’Air) venne a Villacidro per portare , con le sue canzoni, gioia e allegria alle truppe.

Il 19 maggio, la tensione era al massimo: il generale de Gaulle arrivò a bordo di una fortezza volante preceduta da tutta una flottiglia di altri aerei. Il capo della Francia Libera non era solo ma portava nel suo bagaglio un seguito prestigioso composto dai generali Eaker, Edavardo, de Lattre de Tassigny e Berthouard e il commissario alla Difesa Nazionale André Diethelm……….Tutti gli equipaggi del Maroc e del Bretagne furono rapidamente presentati ai visitatori . La visita fu molto breve e i visitatori partirono quasi scusandosi di aver disturbato degli uomini in piena attività guerriera.

Lo stato maggior d’Algeri, con grande disappunto degli equipaggi che si sarebbero trovati in grave difficoltà nella malaugurata evenienza si fosse dovuto abbandonare l’aereo a causa di un incidente, inviava abbastanza spesso degli ospiti che volevano provare l’ebbrezza del volo durante una missione sulle linee nemiche. Tra questi ospiti, i generali Valin e Rignot, i colonnelli Testard e Guyot, e Saint Exupéry il più gradito per la sua forte personalità.

Come gli americani anche i francesi avevano accolto alcuni cani randagi che andavano a cercare un po’ di nutrimento vicino alle cucine degli accampamenti. A S’Acqua Cotta erano stati accolti anche altri animali: c’era la maialina Victoire che dormiva dentro una tenda, c’erano due falchetti che ogni sera venivano ad appollaiarsi su un trespolo al centro dell’accampamento, c’era un montone al quale piaceva sgraffignare le sigarette e poi c’era Billy, una cagnetta, di quelle che i nostri contadini erano soliti legare sotto i carri, quando ancora c’erano i carri.

“Si chiamava Billy,
La cagnetta Billy era stata raccolta in Sardegna da J.Batiste Liebenguth quando il Maroc era stazionato a Villacidro. Questa piccola bestia aveva partecipato a circa 60 missioni di guerra, senza contare i numerosi voli di addestramento e di collegamento. Avrebbe certamente meritato la Croix de Guerre, ma non si danno decorazioni agli animali i quali comunque contribuiscono a tenere alto il morale di coloro che devono combattere.
Il suo padrone gli aveva preparato una bardatura adattabile ai paracadute dei membri dell’equipaggio in modo che potesse essere salvata nell’evenienza si fosse dovuto abbandonare l’apparecchio durante una missione. Il 22 gennaio 1945, il suo padrone fu abbattuto dalla contraerea e fatto prigioniero. Per fortuna Billy non partecipava alla missione. Fu presa in carico da Guy Pangaud e l’accompagnò durante un gran numero di missioni di guerra sopra la Germania. L’avviamento dei motori e il rumore delle mitragliatrici la faceva tremare tutta. Per il resto percorreva l’aereo facendo visita a tutti i membri dell’equipaggio. Al ritorno di ogni missione, era la prima a saltare a terra per andare a sdraiarsi vicino la ruota sinistra del B-26.
Quando Liebenguth ritornò dalla prigionia , Billy ritrovò con piacere il suo primo padrone che non lascerà più sino al giorno del suo decesso.” Testimonianza di G. Pangaud, su le M.F.

In un primo momento le missioni si svolgevano esclusivamente sul Nord Italia ancora da liberare, ma ben presto gli aerei dovettero bombardare anche sul suolo francese dove bisognava fiaccare le difese naziste per agevolare un eventuale sbarco.

Il 6 giugno 1944 il trombettiere suonò l’adunata generale, gli uomini sull’attenti mentre veniva innalzata la bandiera e poi la voce stentorea del generale:“ufficiali, sottufficiali, soldati lo stato maggiore del 42° Wing mi autorizza a comunicarvi ufficialmente che all’alba di oggi le truppe alleate e le nostre sono sbarcate sul suolo de la nostra patria: Vive la France. In risposta gli uomini intonarono a squarciagola una sentita Marsigliese.

Durante una missione, un aereo del GBM 2/52 Franche Comté pilotato dal colonnello Bouvard, fu abbattuto sul cielo di Saint–Mandrier . L’equipaggio, salvatosi con il paracadute, fu fatto prigioniero e internato nel forte di Saint-Mandrier. Alla fine della battaglia per la presa di Tolone ad opera delle truppe della 1a armata e dei partigiani di Tolone, tutti i 200 tedeschi della guarnigione preferirono arrendersi ai sette aviatori francesi. Ed è per questo motivo che il colonnello Bouvard poté rientrare a Villacidro con due bandiere naziste sequestrate al nemico. Una delle quali fu donata al generale Webster che non credendo ai propri occhi non poté trattenersi dall’esclamare (metà in francese e metà in inglese): “ Sacrés Franchie”!

Alla fine di settembre gli americani lasciarono il nostro paese per trasferirsi in Corsica. Gli ultimi reparti francesi abbandonarono il campo di Villacidro una quindicina di giorni dopo diretti a Istres, nella Francia metropolitana. Finalmente potevano rientrare in patria da dove avrebbero continuato a combattere contro la Germania sino alla sconfitta definitiva del nazismo.

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