A cura di Ignazio Fanni
"Montesquieu (Algeria) mercoledì, 19 maggio 1943
Ritornando a quel raid aereo sopra Villacidro (Sardegna)
riguardo al comandante del nostro 320° Gruppo, Lt. Col. Fordyce, io posso
personalmente testimoniare lo smarrimento e il dolore di tutti gli ufficiali
e militari che lo conobbero, quando egli trovò la morte in un incidente
aereo giusto quattro giorni a far data da oggi.
Il gruppo era stato inserito nella missione programmata per il pomeriggio, ossia un lungo e pericoloso raid sino alla base aerea di Villacidro, ma ciò non poteva esentarci dalle faccende domestiche di routine perché tutti ci aspettavamo di vivere e di combattere ancora.
I ragazzi della nostra tenda avevano fatto conoscenza con una
simpatica famiglia italiana dalla quale noi compravamo uova e che si occupava
del nostro bucato.
E per lei doveva essere una dura battaglia perché non aveva né
uova né sapone.
Il Lt. John McVay, primo pilota, e io stesso come co-pilota,
partecipammo alla missione del pomeriggio con il B-26 chiamato "Shootin
Arn" , e il Comandante del nostro Gruppo, il Lt. Col. Fordyce, ci
accompagnò come osservatore.
A noi era stata assegnata la posizione "Tail-end Charlie" e quindi
il nostro aereo sarebbe stato l'ultimo di una formazione di 24 velivoli.
Il Col. Fordyce declinò l'invito di volare come primo pilota, ispezionò
l'aeroplano dal muso alla coda parlando con ogni membro dell'equipaggio.
Godeva del rispetto di tutti e aveva partecipato a più missioni di
chiunque altro.
Tutta l'isola di Sardegna era avvolta da una spessa coltre di
nuvole che la ricopriva da 9.000 piedi, così non potemmo sganciare
le nostre bombe.
Nel nostro aereo fummo presi da una tremenda strizza perché fummo attaccati
dalla caccia nemica e, essendo nella posizione più vulnerabile della
formazione, avevamo a bordo il comandante del gruppo.
La nostra scorta di P-40 si prodigò in una feroce difesa contro gli
Me109 tedeschi e gli si attribuì l'abbattimento di nove caccia nemici.
Chi può sostenere che il P-40 non può tener testa all' M-109
se condotto da un pilota esperto e aggressivo?
Certamente i nostri ragazzi furono in grado di evitare che fossimo abbattuti.
Sulla via del ritorno, sorvolando il Mediterraneo, essendo gli
ultimi della formazione, potemmo renderci conto che un P-40 era in difficoltà
e cacciava fumo da un motore.
Il Col. Fordyce insistette che noi ci staccassimo dalla formazione per scortare
(l'aereo in difficoltà) sino all' arrivo in Africa, così, nel
caso si fosse reso necessario un ammaraggio di fortuna avremmo potuto gettare
loro un gommone di salvataggio.
L'aereo, comunque, riuscì a rientrare regolarmente alla base.
Quattro giorni dopo il Lt. Col. Fordyce perì in un incidente
aereo in un luogo abbastanza vicino alla nostra tenda.
Io potei seguire tutte le fasi dell' incidente, causato da una perdita di
potenza al decollo, che si concluse, con una tremenda esplosione, in una palla
di fuoco.
Inutile dire che quella notte, una volta spente le luci, trascorsero lunghe
interminabili ore prima che riuscissi a prendere sonno.
Fu un triste, ma nello stesso tempo, grande onore quando mi fu chiesto di
essere uno di coloro che avrebbero trasportato il feretro del Col. Fordyce.
Libera traduzione di I. Fanni
— Su —
© Tutti i diritti sono riservati.
by pisolo