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VILLACIDRO: UN PO' DI STORIA

A cura di Ignazio Fanni
potecariu

L'AEROPORTO DI TRUNCONI - S'ACQUA COTTA I
1943

11 maggio
LA MISSIONE DEL 320th BOMB GROUP SU TRUNCONI ANDATA A VUOTO
Dal diario di Lamar Timmons 441st Squadron, 320th Group.




"Montesquieu (Algeria) mercoledì, 19 maggio 1943

Ritornando a quel raid aereo sopra Villacidro (Sardegna)
riguardo al comandante del nostro 320° Gruppo, Lt. Col. Fordyce, io posso personalmente testimoniare lo smarrimento e il dolore di tutti gli ufficiali e militari che lo conobbero, quando egli trovò la morte in un incidente aereo giusto quattro giorni a far data da oggi.

Il gruppo era stato inserito nella missione programmata per il pomeriggio, ossia un lungo e pericoloso raid sino alla base aerea di Villacidro, ma ciò non poteva esentarci dalle faccende domestiche di routine perché tutti ci aspettavamo di vivere e di combattere ancora.

I ragazzi della nostra tenda avevano fatto conoscenza con una simpatica famiglia italiana dalla quale noi compravamo uova e che si occupava del nostro bucato.
E per lei doveva essere una dura battaglia perché non aveva né uova né sapone.

Il Lt. John McVay, primo pilota, e io stesso come co-pilota, partecipammo alla missione del pomeriggio con il B-26 chiamato "Shootin Arn" , e il Comandante del nostro Gruppo, il Lt. Col. Fordyce, ci accompagnò come osservatore.
A noi era stata assegnata la posizione "Tail-end Charlie" e quindi il nostro aereo sarebbe stato l'ultimo di una formazione di 24 velivoli.
Il Col. Fordyce declinò l'invito di volare come primo pilota, ispezionò l'aeroplano dal muso alla coda parlando con ogni membro dell'equipaggio.
Godeva del rispetto di tutti e aveva partecipato a più missioni di chiunque altro.

Tutta l'isola di Sardegna era avvolta da una spessa coltre di nuvole che la ricopriva da 9.000 piedi, così non potemmo sganciare le nostre bombe.
Nel nostro aereo fummo presi da una tremenda strizza perché fummo attaccati dalla caccia nemica e, essendo nella posizione più vulnerabile della formazione, avevamo a bordo il comandante del gruppo.
La nostra scorta di P-40 si prodigò in una feroce difesa contro gli Me109 tedeschi e gli si attribuì l'abbattimento di nove caccia nemici.
Chi può sostenere che il P-40 non può tener testa all' M-109 se condotto da un pilota esperto e aggressivo?
Certamente i nostri ragazzi furono in grado di evitare che fossimo abbattuti.

Sulla via del ritorno, sorvolando il Mediterraneo, essendo gli ultimi della formazione, potemmo renderci conto che un P-40 era in difficoltà e cacciava fumo da un motore.
Il Col. Fordyce insistette che noi ci staccassimo dalla formazione per scortare (l'aereo in difficoltà) sino all' arrivo in Africa, così, nel caso si fosse reso necessario un ammaraggio di fortuna avremmo potuto gettare loro un gommone di salvataggio.
L'aereo, comunque, riuscì a rientrare regolarmente alla base.

Quattro giorni dopo il Lt. Col. Fordyce perì in un incidente aereo in un luogo abbastanza vicino alla nostra tenda.
Io potei seguire tutte le fasi dell' incidente, causato da una perdita di potenza al decollo, che si concluse, con una tremenda esplosione, in una palla di fuoco.
Inutile dire che quella notte, una volta spente le luci, trascorsero lunghe interminabili ore prima che riuscissi a prendere sonno.
Fu un triste, ma nello stesso tempo, grande onore quando mi fu chiesto di essere uno di coloro che avrebbero trasportato il feretro del Col. Fordyce.

Libera traduzione di I. Fanni

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