A cura di Ignazio Fanni
Già dai primi mesi del 1943 gli americani, a conoscenza che una
tale soluzione era auspicata anche da Emilio Lussu e dal suo gruppo di
patrioti sardi, presero in considerazione la possibilità di occupare
la nostra isola per liberarla dal nazi-fascismo e, soprattutto, per poterla
utilizzare come nuova base di partenza per i bombardieri medi che, purtroppo,
erano dotati di scarsa autonomia.
Per studiare la possibilità e la convenienza di una tale azione
fu istituita una commissione (Joint War Plans Committee) che il 7 maggio
del 1943 presentò le sue conclusioni in un rapporto dal titolo
“OUTLINE PLAN FOR THE SEIZURE OF SARDINIA” ( SECRET 225-1
reference: J.C.S. 289 – Maj 7, 1943 ) Piano generico per l’occupazione
della Sardegna
L’invasione, preceduta da bombardamenti per fiaccare le difese
e neutralizzare gli aeroporti, sarebbe dovuta avvenire dal Nord Africa.
Si sarebbero dovute stabilire delle teste di sbarco nelle coste occidentali
e Sud occidentali dell’isola e si sarebbero dovuti occupare i campi
di aviazione della zona Oristano-Villacidro-Iglesias, marciare verso Cagliari
e occuparla insieme agli aeroporti della zona, impedire un contrattacco
nemico dal Nord con un’avanzata sulla direttrice TORTOLI-LACONI-ORISTANO,
occupare le rimanenti parti dell’isola e infine occupare la Corsica
o, quantomeno, neutralizzarne le capacità offensive.
Per realizzare questo piano sarebbero stati necessari 143.333 uomini dell’esercito,
28.421 uomini dell’aviazione, 71.123 uomini per i supporti tecnici
più un considerevole numero di navi e relativi equipaggi.
Possibili difficoltà sarebbero potute derivare dalla natura montagnosa
dell’isola (a eccezione della pianura del campidano), dalla scarsità
di spiagge dove poter effettuare gli sbarchi, dalla risacca nelle coste
orientali durante il periodo marzo-ottobre, dalla presenza di campi minati
e difese antisbarco in prossimità delle coste.
L’invasione avrebbe potuto essere supportata da elementi locali
tramite l’aiuto di un patriota popolare, Emilio Lussu, che in questo
momento molto probabilmente si trovava a Lisbona.
Conclusioni:
“Dal momento che la Sicilia è la conquista strategicamente più importante dell’area, i vantaggi conseguenti all’occupazione della Sardegna non sono paragonabili ai costi dell’operazione, se non in vista di future azioni contro il Sud della Francia o il Nord dell’Italia.”
Però in Sardegna, già dalla fine di agosto,
la caccia italo-tedesca non era più in grado di contrastare gli aerei
alleati i quali potevano sorvolare e bombardare a loro piacimento la nostra
isola.
Questa azione di fiaccamento delle nostre difese era svolta dai caccia P-40
Warhawk (Falco di guerra) del 325th Fighter Group (il Checkertail Clan,
così chiamato perché i suoi aerei avevano le code a scacchi
neri e gialli) che, per la loro scarsa autonomia, potevano raggiungere i
nostri cieli ma non erano in grado di supportare le truppe alleate che combattevano
sulla penisola.
La loro azione devastatrice terminò solo l’otto settembre,
poche ore prima dell’annuncio dell’armistizio, con un bombardamento
sul campo di volo di Case Zeppara (presso Guspini) dove si era trasferito,
da Monserrato, il 155° gruppo da caccia della Regia Aeronautica.
Una volta firmato l’armistizio, gli alleati volevano
essere certi di poter usufruire delle basi sarde senza incontrare reazioni
ostili.
Per questo motivo, qualche giorno dopo l’8 settembre, una formazione
di P-40 sorvolò il campo di Decimomannu e da un aereo venne lasciato
cadere un pacco contenente un messaggio con il quale si chiedeva di confermare
la cessazione delle ostilità sistemando delle grandi croci bianche
sulle piste degli aeroporti.
Pare che questa richiesta non sia stata esaudita, comunque la mattina del
17 settembre alcuni mezzi da sbarco americani, partiti dalla base di Biserta
(Tunisia) scaricarono sulle banchine del porto di Cagliari un piccolo gruppo
di militari americani che, dopo un’escursione di alcune ore e dopo
aver cercato di accattivarsi le simpatie dei presenti offrendo dolciumi
e sigarette, ripartirono per la loro base africana.
La mattina del 22 settembre un C-47 Dakota , scortato dai
soliti P-40 si apprestava ad atterrare sulla pista di Decimo (che, per quanto
danneggiata, era ancora praticabile) quando la nostra contraerea, temendo
un attacco da parte dei tedeschi, aprì il fuoco e un aereo della
formazione riportò lievi danni.
Gli aerei americani comunque atterrarono e le nostre pronte scuse furono
accettate perché effettivamente in quel periodo i caccia tedeschi
effettuavano ancora qualche incursione sui nostri aeroporti.
Nel pomeriggio un altro C-47 sempre scortato dai P-40 atterrò a Elmas
per portare in terra sarda una Missione Militare Alleata che doveva stilare
un rapporto sullo stato degli aeroporti dell’isola e sul grado di
affidabilità dei militari e della popolazione.
Gli aeroporti furono definiti in condizioni accettabili e la popolazione
non ostile.
Man mano che il fronte si spostava più a Nord lungo
la penisola, diventava sempre più difficile per i aerei americani
raggiungere gli obiettivi da bombardare, partendo dalle basi del Nord Africa.
Per questo motivo gli alleati pensarono di occupare gli aeroporti sardi
che in passato erano stati in mano alle forze dell’asse.
Presa
questa decisione, già dalla fine di settembre e per tutto ottobre
le navi americane cominciarono a scaricare sulle banchine del porto di Cagliari,
mezzi (jeep, camion carichi di attrezzature, autocisterne cariche di carburante,
pale meccaniche), armamenti vari (cannoni, carri armati ecc.) e vettovaglie.
In un primo tempo vennero allestiti dei magazzini direttamente nel porto
e, in un secondo momento, in piazza del Carmine.
Già in ottobre da una nave del tipo “Liberty”, proveniente
da Biserta sbarcò il primo scaglione delle truppe di occupazione
americane.
Si trattava degli ausiliari di terra del 346° squadrone da caccia.
Con i loro camion attraversarono la città ridotta a un cumulo di
macerie e si diressero verso l’aeroporto di Elmas con l’ordine
tassativo di renderlo operativo nel più breve tempo possibile.
La base di Elmas infatti era destinata ad accogliere, oltre
il 346°, anche il quartier generale del 42° Bomb Wing.
Poi, dai primi di novembre cominciarono ad arrivare anche le avanguardie
degli ausiliari di terra degli altri gruppi destinati a occupare gli altri
aeroporti e i vari reparti di tecnici per renderli operativi: genieri per
riattivare le piste, artificieri per bonificarle dalle mine nascoste da
italiani e tedeschi, ausiliari di terra dei vari gruppi aerei per organizzare
gli accampamenti.
Lunghi convogli di camion, carichi dei più disparati materiali, attraversavano Cagliari tra mucchi di macerie, guardati con curiosità dai pochi abitanti presenti in città, e da qui proseguivano lentamente per gli aeroporti di destinazione, su strade piene di buche e di fango.
Destinati a operare dalla Sardegna erano:
# Il 350° Gruppo da caccia costituito
dal 346° squadrone con base a Elmas
e
dal 345° squadrone con base ad Alghero (insieme # Il primo gruppo da
caccia che avrebbe operato, anche se per poco tempo, da Monserrato
#
Il 42° stormo da bombardamento ( the 42nd Bomber Wing Medium ), il cui
quartier generale sarebbe stato a Elmas, composto
dal 319° e dal 320° Bomb Group
Medium, con base a Decimomannu
dal 17° Bomb Group Medium,
con base a Trunconi (Villacidro)
dalla 31^ e 34^ Escadre de Bombardement Moyen francesi, con base a S’Acqua
Cotta (Villacidro)
A sua volta il 17° era composto da quattro squadroni: il 34°, il 95°, il 37° e il 432° che erano accampati a Gutturu ‘e Forru mentre il comando si trovava a Casal del Re.
Il 17° era, naturalmente, affiancato da alcuni gruppi di ausiliari per la necessaria assistenza: i genieri del 51st squadron, gli artiglieri della 1067^ Ordnance company e i reparti della contraerea (215°, 431° ACK ACK).
Dal gennaio 1944 iniziarono ad arrivare a S’acqua Cotta anche i francesi della 31^ escare de bombardement e, in seguito quelli dalla 34^ , posti sotto il comando del 42° Wing, in tutto e per tutto dipendenti dagli americani (aerei, carburanti, vettovaglie ecc.) e che partecipavano alle missioni insieme al 17° gruppo.
L’escadre francese corrispondeva al group americano, mentre il group francese corrispondeva allo squadron americano.
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