A cura di Dina Madau e della III-I Scuola Media Villacidro
LE FESTE - IL NATALE
Il Natale è sempre stato la festa più bella dell'anno, anche se anticamente non c'erano sorprese e non si scrivevano lettere a Gesù Bambino, ma una lettera di auguri ai genitori, che si poneva sotto il piatto del babbo durante il pranzo del giorno di Natale.
Quando erano piccoli i nostri genitori andavano tutti i giorni
alla novena e nelle famiglie si incominciava a decidere tempo primo sugli
acquisti da fare per la cena della vigilia e per il pranzo del giorno.
Solitamente si invitavano i nonni, gli zii e gli amici più cari.
A seconda delle possibilità economiche si mangiavano agnello oppure
coniglio, gallina, piccioni, naturalmente tutti allevati in casa o comprati
da allevatori del paese.
I proprietari di qualche frutteto per la festività regalavano le arance
o i mandarini a parenti e amici.
Si faceva in casa anche la pasta, ravioli con ricotta e tagliatelle, si tostavano
le mandorle, le noci e le noccioline di Desulo e di Aritzo, da mangiare vicino
al caminetto.
I ragazzi in tutte le case preparavano il presepe, con le fronde di alberi,
con muschi e sughero che portavano dalla pineta e con tre pezzi di sughero
con i quali costruivano la capanna.
Tutto era affidato ai bimbi e alla loro fantasia nel creare personaggi: pastori,
case, ponti su laghetti, animali e angeli.
La notte della vigilia nel caminetto, sotto le brace, si cucinavano le patate
e le castagne che si gustavano con il vino nuovo, si mangiava la coratella
arrosto "sa tottobia" con un contorno di verdure crude o
cotte, un "sangueddu" cotto nella griglia; veniva cucinata
arrosto anche la testa dell'agnello con un po' di rosmarino.
Allo scoccare della mezzanotte si metteva il Bambin Gesù nella mangiatoia
e per rispetto si smetteva di mangiare.
Il
giorno di Natale, chi non aveva assistito a quella di mezzanotte, andava al
mattino presto e quando si rientrava si preparava il pranzo.
Tutti gli invitati portavano qualcosa, un pezzo d'agnello, qualche pesce,
vino, frutta, dolci fatti in casa.
Si imbandiva la tavola vicino al camino con un bel fuoco scoppiettante.
Si stava a tavola tutti assieme, mangiando e bevendo, fino a tardi. Si trascorreva
il pomeriggio giocando a carte, a tombola, raccontando barzellette e storie
"contus" perché il Natale era la festa della famiglia
riunita, si giocava a "cavalieri in porta"
cioè si mettevano le mandorle nella mano e si doveva indovinare quante
erano; oppure al gioco "conta de susu", cioè tenendo
una mandorla nascosta nel palmo della mano si doveva indovinare in quale mano
essa si trovasse.
In passato a Natale non si ricevevano regali come oggi, piuttosto
era la Befana che portava qualche modesto dono.
Il Capodanno oggi
Per Capodanno ci si riunisce con gli amici per il cenone, di
solito è tradizione mangiare il pesce.
Dopo la mezzanotte la tradizione vuole che si mangino le lenticchie con lo
zampone. Si dice che sia di buon augurio, che porti fortuna.
La notte di capodanno, dopo il cenone, si va tutti a ballare, c'è anche
un'altra tradizione, quella di buttar via un'oggetto vecchio dalla finestra,
pare che facendo ciò, il nuovo anno inizi bene.
Il Capodanno ieri
Ai tempi di mia nonna c'era la tradizione "de su Trigu
Cottu" che veniva preparato in tutte le case, la sera si preparava
il pentolone con il grano, e si faceva cuocere lentamente per diverse ore.
Dopo di che il pentolone veniva messo al caldo sotto un cumulo di paglia.
Al mattino quando si rientrava dalla prima messa, il pentolone con il grano
veniva tolto dalla paglia e al grano veniva aggiunta "sa saba",
si mescolava bene ed era pronta da far assaggiare ai bambini che durante tutto
il giorno bussavano nelle case a chiedere "s trigu cottu".
Ancor oggi nel nostro paese è viva questa tradizione,
infatti da alcuni anni, nella piazza principale del paese, si forma una catasta
di legna da ardere, dove si prepara "Su trigu cottu", che
viene distribuito sia la mattina che la sera, alle persone che incuriosite,
vogliono assaggiare questa specialità e che costituisce anche una attrattiva
turistica per Villacidro.
Raramente, in qualche casa, si prepara ancora.
Rievocazione de SU TRIGU COTTU a cura della Pro Loco
L'Epifania
Poi arrivava la festa dell'Epifania che veniva aspettata con
gioia da tutti i bambini.
La sera precedente i genitori facevano andare presto a letto i bambini lasciando
una calza vicino al camino per far credere loro che la Befana scendesse dal
comignolo.
Nella calza si metteva tutto ciò che si aveva in cassa: caramelle fatte
in casa, qualche pasta di latte, noci, carbone per i bambini cattivi, qualche
spicciolo, attrezzatura scolastica, qualche capo d'abbigliamento, mandarini
e raramente giocattoli.
La mattina, quando i bambini trovavano la calza, esplodevano
di gioia, anche se allora i doni non erano così importanti e costosi
come quelli di oggi.
Tutti i bambini credevano che la Befano fosse una donnina, brutta e vecchia,
che volava su una scopa con un sacco di doni sulle spalle e che si introducesse
nelle case attraverso il fumaiolo o le serrature delle porte.
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