A cura di Dina Madau e della III-I Scuola Media Villacidro
LE FESTE - TUTTI I SANTI
La festività di Tutti i Santi (il 1° novembre di ogni anno) ha sicuramente radici molte antiche. Le notizie che abbiamo potuto raccogliere attraverso l'intervista a persone anziane sono poche.
Per Tutti i Santi, come avviene oggi, si andava anche molto
tempo fa ad ascoltare la Messa.
La vigilia c'era l'usanza di mangiare sette cose, tra cui frutta secca, melagrana,
castagne, minestrone,
Ma era esclusa la carne. Il giorno di festa si mangiavano gli spaghetti,
il pollo ripieno e "is pabassinas" e il primo vinello. Il giorno
di tutti i Santi e dei morti si lasciava la tavola apparecchiata per offrire
da mangiare eventualmente al poverello che avrebbe bussato alla porta.
TUTTI I MORTI
Per la commemorazione dei defunti il giorno prima si andava in chiesa a far la veglia. La gente non andava a pulire le tombe perché i morti si seppellivano per terra, il cimitero veniva aperto solo in questo giorno dell'anno, si portavano ai defunti solo i fiori più comuni cioè i crisantemi e le margherite, gli unici coltivati, perché non esistevano ancora le rivendite. A casa invece si accendevano i lumini (is lantias) per ricordare i propri cari.
I lumini erano costruiti in casa:
si accendeva un filo di cotone o di lino infilato nel foro di un pezzetto
di canna che veniva adagiato sull'olio contenuto in una piccola scodella;
il filo bruciava fino a consumarsi. I bambini si riunivano a gruppi e andavano
di casa in casa a suonare i campanelli per dire:
" Morti, morti" e le persone davano loro dolcetti, noci, frutta
secca e qualche volta monete.
Dalla sera di tutti i Santi alla mattina della commemorazione le campane suonavano
a morto, giorno e notte; a chi suonava le campane si portava per pranzo un
bel piatto di pastasciutta con la carne di maiale o di gallina o le castagne
arrosto.
Veniva celebrata una messa nell'ossario. I sacerdoti celebravano ciascuno
tre messe.
Di pomeriggio partendo ciascuno dalla propria parrocchia si
faceva la processione e si concludeva all'interno del cimitero tra le tombe.
Per questi giorni si preparavano dei dolci speciali come i "cruxionis
de sangueddu", fatto con il sangue del maiale che in quel periodo
veniva macellato, misto a uvetta sultanina, pinoli, sale, zucchero, cannella
ed altri aromi.
Si facevano anche altri dolci come "is pabassinas" con l'uvetta
e le noci; "su pani de saba" molto sostanzioso; la "saba"
si faceva lasciando bollire il mosto di vino per molte ore con mele, finocchietto
selvatico ed altri aromi.
Il risultato era un caramello molto scuro che serviva da base per questo dolce.
Molto buono era anche "su gattò" fatto con mandorle
tostate e zucchero caramellato.
In questi giorni gli uomini travasavano e "stappavano"
il vino buono e i bambini tutti intorno osservavano l'evento
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