Ricinus communis L.
Famiglia Euphorbiaceae
Nome comune
Ricino
Nome Sardo
Riccinu (Villacidro - Logudoro – Sassarese), Cagamengia (Sard. merid.), Ricci (Logudoro).
Notizie generali
Specie esotica ma inselvatichita in diverse parti della Sardegna.
E’ una pianta originaria dell’Africa introdotta in Italia per scopi
industriali e ornamentali.
Nel suo paese d'origine cresce fino a 12 metri di altezza.
E’ presente anche in Sardegna e si presenta sotto forma di arbusto o
cespuglio.
E’ una specie rustica, si adatta quindi a qualsiasi clima e substrato,
quali terreni aridi, poveri e sassosi, e la troviamo inselvatichita dalla
pianura fino alle zone interne dell’isola, nelle zone fresche, nei
rigagnoli, negli incolti, nelle radure, nelle siepi, ai bordi dei campi o
delle strade, spesso in consociazione allo Stramonio (Datura stramonium
L.), Biancospino, al Prugnolo, allo Smilax, al Rovo, ecc.
E’ una pianta officinale coltivata fin dall’antichità, infatti dai semi si
ricava un olio lubrificante e il famoso olio di ricino, un tempo molto
usato.
Il seme del Ricino contiene due sostanze molto tossiche e venefiche per
l’uomo, la “ricina” e la “ricinina”, contenute nella cuticola del seme, che
vengono eliminate durante il processo di estrazione dell’olio.
E’ una pianta che viene utilizzata anche per scopi ornamentali nei parchi,
giardini, ville.
Portamento
Arbusto o cespuglio, alto fino a 3-4 metri, rami di colore verde ed eretti .
Corteccia
Di colore verdognolo da giovane e più scura e rugosa da adulta con delle striature longitudinali.
Foglie
Grandi, palmate-lobate, lungo picciolo, margine dentato, di colore verde da giovane, poi verde-rossastro.
Fiori
Specie monoica (pianta con fiori maschili e femminili) con fiori
unisessuali portati in pannocchie, di colore gialli i maschili, rossastri i
femminili, come quelli della foto.
Fioritura: aprile-maggio
Frutti
Capsula spinosa simile al riccio dell’Ippocastano, di colore verde da giovane e rossiccio a maturità, con all’interno dei grossi semi tipo fagiolo, duri, lucenti e tossici.
© G. P. Madau 2005