Quercus suber L.
Famiglia Fagaceae
Nome comune
Sughera
Nome Sardo
Ciurexiu (Villacidro – Fluminese), Ciureju (Iglesiente), Kortigu (Sard. Merid.), Kelku suerinu (Logudoro), Elighe suerinu (Logudoro), Sruergiu (Laconi), Strukaxa (Laconi), Suaru (Logudoro – Sassarese), Suberju (Nuorese), Sueju (Burcei – Villasalto), Suelzu (Sard. Sett.), Suera (Gallura), Suergiu (Sard. Centr. E merid.), Suerzu (Sard. Sett.), Surzaga (Sassarese), Suvelgiu (Oliena), Suvergiu (Orani), Arburi de s’ortigu (loc. diverse), Arburi de susuru (Sard. centr.), Arvere de suerzu (Sard. centr.).
Generalità
Specie indigena.
La sughera o Quercia da sughero, è originaria del bacino del
Mediterraneo, e soprattutto della Sardegna , dove è presente in tutta
l’Isola, e particolarmente diffusa nella Gallura e regioni circostanti, nel
Sulcis-Iglesiente, nell’Arburese, e nell’altopiano della Giara.
E’ una sclerofilla sempreverde e insieme al leccio è la specie mediterranea
per eccellenza che caratterizza la flora, l’ambiente e il paesaggio della
Sardegna.
E’ una specie molto simile al leccio, da questo si differenzia per la
corteccia suberosa (sughero), per le ghiande più grandi e per le foglie più
dentate e pungenti.
E’ una specie eliofila e xerofila, preferisce clima caldo ed umidità
atmosferica, ma non sopporta il gelo e i venti freddi. Vegeta dalle zone
costiere fino ai 900 metri di altitudine.
Predilige terreni silicei e acidi; possiede l’apparato radicale fittonante,
quindi ama terreni sciolti e profondi, ma si adatta anche a quelli
superficiali e rocciosi; mentre, non sopporta quelli compatti o calcarei.
In varie parti della Sardegna, tra queste Arbus, vegetano esemplari
maestosi considerati dei veri e propri monumenti vegetali, naturali e
paesaggistici.
Anche la sughera come il leccio, può essere governata a fustaia e a ceduo,
però si preferisce la fustaia per la migliore utilizzazione del sughero,
infatti la sughericoltura in Sardegna costituisce una fiorente attività
economica. Per tale ragione la sughera è protetta dalla L.R. 4/1994, la
quale regolamenta la sughericoltura nell’Isola, già in atto dalla prima L.R.
13/1959.
In Sardegna sono presenti sugherete pure, ma sono più diffuse quelle miste
in consociazione con il leccio e con la macchia mediterranea.
Il prodotto principale di questa pianta è il sughero, detto “sugherone” o
“sughero maschio”, quando viene ricavato dalla prima decortica, e “sughero
gentile” o di “produzione”, quando si ottiene da quelle successive. La prima
estrazione del sughero si effettua quando la pianta raggiunge la
circonferenza, sopra scorza, di cm 60, misurata a mt 1,30 da terra; mentre
le successive estrazioni devono essere fatte a intervalli di dieci anni.
Il sughero è utilizzato in tutto il mondo per la fabbricazione dei tappi per
bottiglie, nell’industria in genere, nell’edilizia e nell’artigianato
Sardo.
Il legno della sughera è molto duro, compatto e di ottima qualità per
riscaldamento.
Portamento
Albero sempreverde, alto fino a 15 metri, chioma irregolare, espansa e rada, di colore verde vivo; fusto corto, contorto, sinuoso, diviso e biforcato; ramificato sin dalla base con grosse branche.
Corteccia
Grigio-chiaro all’esterno e rossastra all’interno; da giovane quasi
liscia, poi porosa, quindi fortemente suberosa, spessa fino a 12 cm, solchi
profondi longitudinali.
Senza sughero, dopo la decortica, la corteccia è di colore rosso-mattone.
Foglie
Persistenti, dure, coriacee, alterne, brevemente picciolate, 6-12 mm, polimorfe, ovato-lanceolate, lunghe 2-8 cm, margine dentato e spinoso. Pagina superiore liscia e lucida, di colore verde vivo; pagina inferiore opaca di colore verde-grigio chiaro.
Fiori
Specie monoica (pianta con fiori maschili e femminili) a fiori
unisessuali: quelli maschili in amenti penduli, mentre i femminili in spighe
erette.
Fioritura: aprile-maggio
Frutti
Ghiande ovoidali con breve peduncolo, a gruppi di 2-5, lunghe 3-5 cm; per un terzo della loro lunghezza, sono avvolte da una cupola rugosa con squame appressate e di colore verde chiaro. Le ghiande sono di colore verde scuro fino all’estate; in autunno maturano e si colorano di brunastro.
© G. P. Madau 2005