LA
SARDEGNA
E
LA SUA STORIA MILITARE
Sebbene assai
poco conosciute, le vicende storico militari della Sardegna hanno
profondamente segnato la sua storia e il suo destino.
Non di ombre
bensì di luci si parla, poiché le virtù militari
dei Sardi hanno radici antiche.
Senza scomodare gli antichi nuragici, che di guerra certo se ne
intendevano, possiamo risalire ai tempi di Roma per incontrare
il loro primo reparto etnico nella compagine e nel nome:
la Cohors I Sardorum, assegnata al presidio dellIsola
tra il I ed i III secolo dopo Cristo.
Il medioevo
sardo dal punto di vista militare è quanto mai prodigo
di spunti:
vicende darmati, di castelli e di grandi, decisive battaglie,
come la fatale giornata di Sanluri del 1409, che sanziona il definitivo
passaggio della Sardegna alla Corona dAragona e dunque alla
Spagna.
Sarà
proprio sotto le bandiere spagnole che i Sardi faranno
nuovamente parlare di sé, inquadrati nel glorioso Tercio
de Cerdeña si distingueranno a Lepanto con Don Giovanni
d'Austria e nelle Fiandre con il Duca d'Alba.
La guerra alle
porte ha significato per la Sardegna limposizione di un
secolare assedio, una ferrea morsa, stretta alla gola dellIsola
dai pirati barbareschi.
La lunga teoria di torri che incorona le sue coste evoca ancora
oggi pagine di sangue e di oscuri eroismi.
Come quello del Sottotenente del Corpo Reale dArtiglieria
Efisio Melis-Alagna, immolatosi con la guarnigione del Forte di
Su Pisu nel tentativo darginare lennesima incursione,
sferrata da Is Turcos a SantAntioco nellottobre del
1815.
Ventanni
prima, nel febbraio del 1793, a Cagliari e a La Maddalena
le milizie sarde avevano coraggiosamente fronteggiato le soldatesche
della Francia rivoluzionaria.
Mentre la flotta dell'ammiraglio Truguet cannoneggiava Cagliari,
il corpo di spedizione francese veniva affrontato e battuto dai
Miliziani guidati da Vincenzo Sulis e Girolamo Pitzolo.
Lesaltante
stagione del Risorgimento vede ancora una volta i Sardi
in prima linea.
Soldati di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II, volontari
di Garibaldi e di Nino Bixio, sapranno battersi con coraggio sui
campi di battaglia
di Goito e San Martino,
della Cernaia in Crimea,
nelle assolate plaghe della Sicilia, nelle acque di Lissa e finalmente,
nel settembre del 1870, sotto le mura di Roma.
Il contributo
offerto dalla Sardegna alla causa dell'unità nazionale
trova il suo sanguinoso epilogo nel fango delle trincee del Carso.
Furono migliaia
i giovani sardi che varcarono il mare per andare a combattere
sui campi di battaglia dellIsonzo, sulle impervie balze
dolomitiche, sullaltipiano di Asiago.
Inquadrati perlopiù nei Reggimenti delle due Brigate
Reggio e Sassari, ma anche nella Brigata
Cremona, nella Bisagno, nella Lario,
nello Squadrone Sardo, erede dei famosi Cavalleggeri
di Sardegna, nella Marina, nei ranghi di una pionieristica
aeronautica, nei Bersaglieri e persino negli Alpini,
i soldati sardi, con il loro valore, seppero attirare su di sé
lattenzione e lammirazione della Nazione.
Le statistiche
indicano in 13.000 caduti il contributo di sangue offerto dalla
Sardegna:
in percentuale il più elevato dItalia.
Limmane
tragedia del secondo conflitto mondiale tinge ancora di
rosso le pagine della storia militare isolana.
Tornata ad esercitare unimportante valenza strategica per
via delle sue basi militari, la Sardegna conoscerà nuovamente
gli orrori dellassedio e della guerra in casa.
La medaglia dOro conferita alla città di Cagliari
ancora oggi ricorda alla Nazione il sacrificio compiuto nei
lunghi anni di guerra, paradigma dellabnegazione dellIsola
e dei suoi figli in armi, dispersi nelle gelide steppe russe e
nelle infuocate sabbie del Sahara.
La tragedia
dellArmistizio, oltre a dividere le coscienze ed
il paese, separerà anche i Sardi.
Non pochi aderiranno alla Resistenza, trovando il martirio in
combattimento, a Sutri, alla Storta, alle Fosse Ardeatine.
Altri, inseguendo con non minori motivazioni un ideale di Patria,
combatteranno nelle file della Repubblica Sociale.
Alcuni militeranno in una compagine etnica: il Battaglione Volontari
di Sardegna Giovanni Maria Angioy, agli ordini del
Colonnello Bartolomeo Fronteddu, che della mitica Sassari
ereditava i colori delle mostrine: il bianco ed il rosso della
Bandiera Sarda, nello spirito degli antichi reparti tradizionalmente
reclutati in Sardegna.
Limpegno
militare dei Sardi continua ancora oggi.
LIsola ospita importanti basi, mentre i suoi soldati, da
Sarajevo a Timor Est si prodigano incessantemente per assicurare
giustizia e pace.
A chi inneggia alla disunità dItalia, colpevolmente
mistificando la storia, fanno eco le malinconiche parole che un
tempo risuonarono nelle aride pietraie del Carso e nelle abetaie
dellAltipiano di Asiago:
pro
defendere sa Patria Italiana, distrutta sest sa Sardigna
intrea.
Dr.
Alberto Monteverde