FESTA DEL TRICOLORE

 
 
 
Nel corso della manifestazione sarà dispiegata una bandiera italiana lunga 1.600 metri, opera dell'Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall'Internamento e dalla Guerra di Liberazione.
Un'altra bandiera italiana, (opera della medesima Associazione), lunga 1.570 metri, è stata dispiegata
a Roma il 10 gennaio 1999,
a New York l'11 ottobre 1999,
a Buenos Aires il 5 novembre 2000 e
a Saluzzo il 2 giugno 2002.

 

LA SARDEGNA
E LA SUA STORIA MILITARE

Sebbene assai poco conosciute, le vicende storico militari della Sardegna hanno profondamente segnato la sua storia e il suo destino.

Non di ombre bensì di luci si parla, poiché le virtù militari dei Sardi hanno radici antiche.
Senza scomodare gli antichi nuragici, che di guerra certo se ne intendevano, possiamo risalire ai tempi di Roma per incontrare il loro primo reparto etnico nella compagine e nel nome:
la Cohors I Sardorum, assegnata al presidio dell’Isola tra il I ed i III secolo dopo Cristo.

Il medioevo sardo dal punto di vista militare è quanto mai prodigo di spunti:
vicende d’armati, di castelli e di grandi, decisive battaglie, come la fatale giornata di Sanluri del 1409, che sanziona il definitivo passaggio della Sardegna alla Corona d’Aragona e dunque alla Spagna.

Sarà proprio sotto le bandiere spagnole che i Sardi faranno nuovamente parlare di sé, inquadrati nel glorioso Tercio de Cerdeña si distingueranno a Lepanto con Don Giovanni d'Austria e nelle Fiandre con il Duca d'Alba.

La guerra alle porte ha significato per la Sardegna l’imposizione di un secolare assedio, una ferrea morsa, stretta alla gola dell’Isola dai pirati barbareschi.
La lunga teoria di torri che incorona le sue coste evoca ancora oggi pagine di sangue e di oscuri eroismi.
Come quello del Sottotenente del Corpo Reale d’Artiglieria Efisio Melis-Alagna, immolatosi con la guarnigione del Forte di Su Pisu nel tentativo d’arginare l’ennesima incursione, sferrata da Is Turcos a Sant’Antioco nell’ottobre del 1815.

Vent’anni prima, nel febbraio del 1793, a Cagliari e a La Maddalena le milizie sarde avevano coraggiosamente fronteggiato le soldatesche della Francia rivoluzionaria.
Mentre la flotta dell'ammiraglio Truguet cannoneggiava Cagliari, il corpo di spedizione francese veniva affrontato e battuto dai Miliziani guidati da Vincenzo Sulis e Girolamo Pitzolo.

L’esaltante stagione del Risorgimento vede ancora una volta i Sardi in prima linea.
Soldati di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II, volontari di Garibaldi e di Nino Bixio, sapranno battersi con coraggio sui campi di battaglia
di Goito e San Martino,
della Cernaia in Crimea, nelle assolate plaghe della Sicilia, nelle acque di Lissa e finalmente,
nel settembre del 1870, sotto le mura di Roma.

Il contributo offerto dalla Sardegna alla causa dell'unità nazionale trova il suo sanguinoso epilogo nel fango delle trincee del Carso.

Furono migliaia i giovani sardi che varcarono il mare per andare a combattere sui campi di battaglia dell’Isonzo, sulle impervie balze dolomitiche, sull’altipiano di Asiago.
Inquadrati perlopiù nei Reggimenti delle due Brigate “Reggio” e “Sassari”, ma anche nella Brigata “Cremona”, nella “Bisagno”, nella “Lario”, nello “Squadrone Sardo”, erede dei famosi “Cavalleggeri di Sardegna”, nella Marina, nei ranghi di una pionieristica aeronautica, nei Bersaglieri e persino negli Alpini,
i soldati sardi, con il loro valore, seppero attirare su di sé l’attenzione e l’ammirazione della Nazione.

Le statistiche indicano in 13.000 caduti il contributo di sangue offerto dalla Sardegna:
in percentuale il più elevato d’Italia.

L’immane tragedia del secondo conflitto mondiale tinge ancora di rosso le pagine della storia militare isolana.
Tornata ad esercitare un’importante valenza strategica per via delle sue basi militari, la Sardegna conoscerà nuovamente gli orrori dell’assedio e della guerra in casa.
La medaglia d’Oro conferita alla città di Cagliari ancora oggi ricorda alla Nazione il sacrificio compiuto nei lunghi anni di guerra, paradigma dell’abnegazione dell’Isola e dei suoi figli in armi, dispersi nelle gelide steppe russe e nelle infuocate sabbie del Sahara.

La tragedia dell’Armistizio, oltre a dividere le coscienze ed il paese, separerà anche i Sardi.
Non pochi aderiranno alla Resistenza, trovando il martirio in combattimento, a Sutri, alla Storta, alle Fosse Ardeatine.
Altri, inseguendo con non minori motivazioni un ideale di Patria, combatteranno nelle file della Repubblica Sociale.
Alcuni militeranno in una compagine etnica: il Battaglione Volontari di Sardegna “Giovanni Maria Angioy”, agli ordini del Colonnello Bartolomeo Fronteddu, che della mitica “Sassari” ereditava i colori delle mostrine: il bianco ed il rosso della Bandiera Sarda, nello spirito degli antichi reparti tradizionalmente reclutati in Sardegna.

Festa del Tricolore

L’impegno militare dei Sardi continua ancora oggi.
L’Isola ospita importanti basi, mentre i suoi soldati, da Sarajevo a Timor Est si prodigano incessantemente per assicurare giustizia e pace.
A chi inneggia alla disunità d’Italia, colpevolmente mistificando la storia, fanno eco le malinconiche parole che un tempo risuonarono nelle aride pietraie del Carso e nelle abetaie dell’Altipiano di Asiago:

…pro defendere sa Patria Italiana, distrutta s’est sa Sardigna intrea.

Dr. Alberto Monteverde

BENVENUTI

 

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