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70. Rione Seddanus- Palazzo
Vescovile
Edizione I. Cadoni del 1920/25.
Il Palazzo, che dava il nome all’attuale via Vittorio
Emanuele, venne costruito da Mons. Pilo sui ruderi del castello dei marchesi
Brondo.
Da questa fotografia si deduce la grande differenza con le altre vicine e più
recenti costruzioni e perciò quanta e quale riverenza riuscivano a strappare
dalla gente comune i Brondo prima, ed i vari prefetti poi. Fu appunto questo
palazzo ad ospitare sia la prefettura che il prefetto con la famiglia dal 16
Ottobre 1807;
in principio era presente solamente la prefettura e dal Febbraio 1808 anche
il prefetto con la sua famiglia per circa due anni, accontentandosi del piano
superiore, come scrive De Francesco in Un
comune di montagna a pag. 27.
"…Sul poggio settentrionale, all’estremità
del rione Seddanus, siede a cavaliere il vasto palazo vescovile, splendida dimora
dell’infelice marchese di Villacidro, Don Antonio Brondo…"
(Iridescenze pag. 23).
Il 4 Marzo 1807, con editto reale di Vittorio Emanuele
I, vennero istituite in Sardegna 15 prefetture (Nuovo
Cammino n. 16 del 26 Aprile 1956, Mons. S. Tomasi). Villacidro risultò
essere la prima tra le 15 con ben 43 comuni, contro ad esempio i 28 di Cagliari;
i comuni erano quelli della diocesi (De
Francesco pag. 27).
Venne nominato prefetto, il 16 Ottobre 1807, l’avvocato Don Antonio Melis,
il quale arrivò a Villacidro il 2 Marzo 1808 e, come detto, venne ospitato
nel palzzo vescovile, unitamente alla sua famiglia.
Egli a sua voltà ospitò il comandante De Candia, che giunse in
paese con un distaccamento di 800 dragoni.
Nei mesi di Luglio e di Agosto sua eccellenza dovette sloggiare su richiesta
del decano vicario capitolare canonico giudice
(Nuovo Cammino n. 16 del 26 Aprile 1956).
M. Sardu e A. M. Fadda-RISAINTERNET-Fotomosaico
di Villacidro
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